SALVATORE MANNINO
Cronaca

L’inviato che si è fatto schiavo e migrante

In scena anche Fabrizio Gatti, i cui reportage hanno fatto epoca, e Giuseppina Manin che racconta la pianista capace di affascinare Stalin

di Salvatore Mannino

Niente meglio di alcune righe della biografia che gli dedica Wikipedia potrebbe riassumere un grande inviato del giornalismo italiano come Fabrizio Gatti, anche lui tra i protagonisti di Moby Dick: "Ha traversato quattro volte il deserto del Sahara sui camion con centinaia di migranti in viaggio dal Niger verso la Libia e si è infiltrato in una organizzazione di trafficanti di uomini in Nord Africa, diventando l’autista di uno dei gangster. È stato recuperato in mare, rinchiuso nel centro di detenzione sull’isola di Lampedusa come immigrato irregolare iracheno, con il finto nome di Bilal Ibrahim el Habib. Sempre per svolgere una delle sue inchieste da infiltrato, si è fatto ingaggiare come schiavo, con altri lavoratori stranieri, dai caporali che controllano la raccolta di pomodori in Puglia"

Tutto ciò per dire che il cronista di scena a Terranuova domani alle 22,30 è quanto di più lontano si possa immaginare dal giornista di desk, come si dice in gergo, quegli uomini "di macchina" che la realtà esterna la respirano dalle loro scrivanie e dai loro computer. E niente di più lontano ci potrebbe essere anche dall’inviato di maniera, quello che annusa l’aria alla meno peggio e poi si chiude in albergo (spesso un grande albergo) a scrivere. No, Gatti ha bisogno di sperimentare sul campo, prima di raccontare, ha bisogno di mettersi nei panni dei personaggi di cui poi (per L’Espresso) racconta la drammatica esistenza, siano migranti che traversano il mare d’Africa sui barconi o lavoratori-schiavi che si spezzano la schiena a raccogliere pomodori.

Non a caso, per la sua umiltà nell’immedisimaRsi anche in quelle figure che in altri tempi sarebbero stati definiti schiuma della terra, Gatti ha mietuto alcuni dei più prestigiosi premi del giornalismo nazionale, dal "Premiolino" al Saint Vincent. A Terranuova viene a parlare di Covid, per la precisione "L’infinto errore. La storia segreta di una pandemia che si poteva evitare". Di certo non mancherà la capacità di far discutere.

Un modo di frequentare la professione, il suo, molto diverso da quello di Giuseppina Manin, che è una firma di prestigio del Corriere della Sera nel campo dello spettacolo e della cultura, frequentatrice assidua di festival teatrali e cinematografici in giro per l’Europa. Anche lei tuttavia ha scoperto la sua forma di impegno nella collaborazione con Dario Fo, di cui è stata biografa o coautrice: Il suo ultimo libro, "Complice la notte" (Guanda) è dedicato appunto al tema di cui parlerà domani alle 16,30: "Marja Judina, la pianista che commosse Stalin". Storia di un’arrtista eccentrica, capace di sfidare un regime totalitario e di affascinarne l’autocrate.