Il tesoro dei ladri al campo nomadi: gioielli venduti agli orafi aretini

Albanesi gli autori a Milano, nomadi i ricettatori. Il bottino era rivenduto a una ditta orafa di Arezzo, l'argento a una di C.Fibocchi. Due viaggi a settimana

Un campo rom

Un campo rom

Arezzo, 4 ottobre 2018 - È la sera del 17 novembre 2016. Una Bmw 520 entra all’interno del campo nomadi regolare di via Bonfadini 39 a Milano: a bordo ci sono tre persone. L’auto rimane tra le baracche per un quarto d’ora, poi riparte e si ferma qualche centinaio di metri più avanti, davanti alla stazione ferroviaria di Rogoredo. Scende uno dei tre, la macchina riparte.

Passano pochi minuti, e l’uomo viene raggiunto da una Golf con i fratelli Cristian e Fioravante Guarnieri: i due passano attraverso il finestino una mazzetta di soldi all’altro, che la ripone nella tasca del giubbotto e sparisce.

Tutto monitorato dai carabinieri, che scopriranno poi che la targa della Bmw era stata rubata tre giorni prima. Due settimane dopo, ore 20.40 del 29 novembre 2016. Un’Audi A6 con tre persone a bordo fa ingresso nell’insediamento e ci resta per venti minuti. Chi erano i passeggeri? Tre topi d’appartamento albanesi. E che ci facevano al campo nomadi? Andavano da «Zio Baffo» alias Angelo Guarnieri a rivendere la refurtiva dei colpi, secondo l’ipotesi degli uomini dell’Arma.

Che ieri mattina all’alba hanno tirato la rete: il sinti abruzzese classe ’51 e il figlio Fioravante sono finiti in carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di monete d’oro, oggetti preziosi, orologi di lusso e suppellettili in argento; all’altro figlio, Cristian, è stato affibbiato il divieto di dimora in Lombardia.

In cella pure Giuseppe Savarese, che si occupava di prendere in consegna la refurtiva dai ladri che facevano la spola al campo, e il cingalese Akhila Heshan Marasinghe Arachchige, che aveva il compito, insieme alla convivente Yulika Firmani (per lei divieto di dimora), di consegnare i lingotti d’oro a F.S., titolare di una ditta orafa ad Arezzo, e le suppellettili in argento a S.I., titolare di una ditta a Castiglion Fibocchi.

Il sistema era collaudatissimo: i topi d’appartamento albanesi effettuavano i furti in case, tabaccherie e box e poi si dirigevano al campo nomadi per vendere la merce; i Guarnieri prendevano in consegna i preziosi e ne ricavavano lingotti del peso di mezzo chilo in una fonderia clandestina, Infine, i preziosi prendevano la strada di Arezzo per l’ultimo passaggio, due volte a settimana.

Decine i blitz in abitazione contestati nell’ordinanza di custodia firmata dal gip Luigi Gargiulo: tra le vittime primari di importanti centri clinici, avvocati, imprenditori e manager di multinazionali. Il periodo di commissione dei reati è compreso tra la fine del 2016 e l’inizio del 2018, anche se ieri i carabinieri hanno avuto contezza che l’attività di ricettazione non si è mai fermata: gli investigatori hanno rinvenuto al campo i resti di una Golf e di una moto rubate la sera prima.