REDAZIONE AREZZO

Il telefono la sua croce, Padre Graziano inchiodato da telefonate ed sms con Guerrina

Seimila contatti in 16 mesi, 4 mila da febbraio 2015 al primo maggio della scomparsa. Poi improvvisamente il silenzio. E dopo il cellulare di lei si riaccende sempre dove c'è anche quello di lui / I telefoni del frate e della casalinga agganciano sempre la stessa cella

Padre Graziano fra i suoi avvocati all'udienza di ieri

Arezzo, 16 aprile 2015 - IL TELEFONO la tua voce, come nella vecchia pubblicità Telecom, ma anche il telefono la tua croce, quando lo si usa in maniera smodata (e anche un po’ improvvida a posteriori) come faceva Padre Graziano con Guerrina. A dire il vero, a telefonare e messaggiare era più lei che lui, ma quanto è rimasto basta per inchiodare il frate più sospettato d’Italia a una giornata di passione in corte d’assise. Dove lo martellano coi loro chiodi i due assi che si gioca la procura in questa che potrebbe essere una tappa decisiva del processo per l’omicidio aggravato dell’irrequieta casalinga di Ca’ Raffaello: prima il luogotenente dei Ros dei carabinieri Luciano Santoro, cui tocca l’analisi del traffico via cellulare e poi il maresciallo Tommaso Surico, vera anima delle indagini condotte dall’Arma per circa un anno.

In sedici mesi, fra il gennaio 2013 e il 1 maggio 2014, giorno della scomparsa, tra i due protagonisti di questo giallaccio di provincia intercorrono la bellezza di 6 mila contatti telefonici: 3.525 partono dal cellulare di lei, 2.500 da quello di lui, per un traffico che diventa spasmodico dal febbraio 2015: 4 mila contatti negli ultimi tre mesi contro o 2 mila dei tredici precedenti. Il primo contatto di giornata era quasi sempre alle 6,20 (di solito un sms), l’ultimo alle 22,40. Ma ci sono telefonate, soprattutto messaggini, in piena notte, alle 5 e persino alle 4. Basti dire che nelle ultime 48 ore tutto il traffico dal telefono di Guerrina è diretto a quello di Padre Graziano.

POI, DALLE 13,29 del 1 maggio (l’ultima chiamata di lui, 57 secondi), d’improvviso è il silenzio: neppure un sms o una telefonata dall’apparecchio del frate. Come di uno che sa come ormai sia inutile chiamare. Il cellulare di lei, invece, dà ancora segnali di vita, a intermittenza sempre più rara, fino al 24 luglio: i due sms del primo maggio, fra le 17,20 e le 17,26, diretti a al pizzaiolo Dawit e al nigeriano Padre Hilary (sono scappata col mio amoroso marocchino) che lui solo conosceva, un altro sms il 2 maggio ai suoceri (non ne potevo più di mio marito Mirco, tornerò a prendere mio figlio Lorenzo), un paio di messaggi in entrata scaricati il 3 maggio, un altro sms inviato (anche se dai tabulati paiono 6, ma è questione tecnica) il 10 maggio a Maurizio Burioni, il marito della catechista Giuseppina Mazzoni (il celeberrimo «Hai parlato male dell’uomo di Dio»).

Guarda caso, dove si sposta il telefono di Guerrina ormai scomparsa, la cella aggancia anche quello di Padre Graziano: il pomeriggio del primo a Sestino dove lui celebra un funerale, il 2 a Badia Tedalda, poi sempre a Ca’ Raffaello. Il frate nelle interviste continua a giurare che non ha mai avuto per le mani il cellulare dell’amica, ma allora come è possibile questa serie di coincidenze? E perchè, come affonda il coltello Surico su sollecitazione del Pm Marco Dioni, gli errori grammaticali e persino i refusi (amorozo invece che amorso, scuza invece che scusa, bisogna di e il verbo all’infinito) sono gli stessi dei messaggi che Padre Graziano continua a distribuire fra amici e soprattutto amiche?.

LA TELA del ragno d’accusa, insomma, avvolge sempre più il frate e Surico è appena a metà della sua testimonianza. Ancora non si è neppure parlato dello Zio Francesco, che solo il sacerdote congolese ha visto. La difesa, con l’avvocato Riziero Angeletti, reagisce ad eccezioni procedurali, una la vince, una la perde. Ma la strada è sempre più in salita.

Salvatore Mannino