SILVIA BARDI
Cronaca

Il polittico di Lorenzetti: completato il restauro del capolavoro della Pieve

Un difficile intervento di 6 anni. La firma dell’artista spunta nella spada di Santa Reparata: «Petrus me fecit». Una graffitara del 600 vergò il nome sull’opera: Bernardina

Il restauro del Polittico

Arezzo, 5 marzo 2020 - Petrus me fecit». Lo aspettavamo da 6 anni. Non ne potevamo più di quella foto svettante sull’altare della Pieve. Il 17 aprile il Polittico del Lorenzetti torna nella sua chiesa. Una data non casuale: era il 17 aprile di 700 anni fa quando Guido Tarlati firmò la committenza a Pietro Lorenzetti. Le restauratrici del Centro Ricerca di Arezzo Paola Baldetti (nella foto), Marzia Benini e Isabella Droandi hanno finito il lavoro iniziato nel 2014. Non doveva essere così lungo. Le condizioni dell’opera, la ricerca dei fondi, un intervento al microscopio ha dilatato i tempi.

Un restauro che potremmo definire a porte aperte, proprio per mantenere il contatto fra gli aretini e il loro gioiello, illustrato con presentazioni guidate anche alle scuole, presentazioni che dovevano servire per la raccolta fondi.

«Quando abbiamo preso in carico l’opera avevamo preventivato una spesa di 70mila euro - spiega Isabella Droandi - ma dopo un anno di studi e di indagini scientifiche ai primi saggi di ripulitura ci siamo rese conto che non si trattava semplicemente di una revisione.

L’ultimo restauro fatto nel 1976 aveva lasciato segni e alterazioni, le tecniche e i materiali usato erano molto diversi da quelli di ora, c’erano resine alterate da luce e polvere, con patina marrone su tutta l’opera. E sotto quelle c’era lo sporco antico che stava attaccato all’oro e alle figure.

Era necessario un restauro completo. Un lavoro complesso e delicato che ci ha costrette a lavorare esclusivamente al microscopio». Centimetro dopo centimetro per restituire luce a un capolavoro del 1320 citato in tutti i libri di storia dell’arte. Sia per il gioco prospettico dell’Annunciazione ispirata a Giotto, sia per quella caratteristica, quasi unica al mondo, che ritrae la Madonna e Gesù Bambino guardarsi negli occhi.

Lo sguardo malinconico di una madre che già conosce il destino del figlio, che lo stringe forte con la mano sulla coscia, una tecnica e una iconografia che fino a quel momento apparteneva alla scultura e che Lorenzetti «rubò» a Giovanni Pisano.

Un capolavoro che uno squilibrato tentò di incendiare con delle candele in Pieve nel 1976 e che nella veste di San Donato ora presenta una scritta lasciata da una «graffitara» del Seicento, tale Bernardina, svelata dalla ripulitura. Ma non è la sola sorpresa, nella spada di Santa Reparata è apparsa anche una incisione, «Petrus me fecit», la firma di Lorenzetti.

Un salvataggio a cui ha partecipato tutta la città, dai grandi sostenitori, a cominciare dall’associazione Art Angels di Gianna Rogialli, che ha organizzato eventi e raccolte fondi arrivando fino in America insieme con la vicepresidente Priscilla Walter, o come i consistenti investimenti della Fondazione Crf su intercessione del presidente Carlo Sisi, oltre a Tca, Power one, Chimet, Centro chirurgico toscano.

Ma anche privati cittadini, compresi i bambini delle scuole che si sono presentati con 3 euro. «Per tutti infinita gratitudine - insiste Droandi - lasceremo in Pieve un libro con tutti i nomi di chi ha fatto un’offerta». Ma c’è un ultimo sforzo da fare. Il Politico, prima che Vasari lo spostasse in Badia, aveva una cornice monumentale gotica che lo ornava e separava le singole pale. In accordo con la Soprintendenza saranno inserite colonne in faggio per ricostruirne la dimensione originale. Così, come Petrus la fecit.