Il consorzio di bonifica tappa le tane sugli argini dei fiumi

Costituiscono un pericolo in caso di piene. Due torrenti nel mirino a Foiano e a Cortona

Paolo Tamburini

Paolo Tamburini

FOIANO DELLA CHIANA, 4 ottobre 2018 - Gli abusivi sono gli animali selvatici e abusive sono le abitazioni che si ricavano sugli argini dei fiumi. Il Consorzio di bonifica a caccia di «scavatori» di tane: nutrie, istrici, ma anche volpi e tassi hanno le ore contate a leggere la nota ufficiale con cui l'ente dell'Alto Valdarno intende «rastrellare» gli animali direttamente «a domicilio», cioè nella tana.  «Le popolazioni di animali selvatici sono in costante e continuo aumento mettono a dura prova la resistenza dei corsi d’acqua – afferma la nota del consorzio. Contro le tane, che possono compromettere la solidità e la stabilità degli argini, con prevedibili e inevitabili conseguenze  per l’ambiente e la sicurezza delle persone è aperta la caccia». Sono questi piccoli animali a indebolire la sicurezza dei torrenti scavando tane di ogni dimensione, forma e profondità: «Adesso – spiega il il presidente del Consorzio, Paolo Tamburini – operai e tecnici sono al lavoro per sistemare rapidamente  le situazioni da sanare. Con lo sfalcio dell’erba e il diradamento delle piante, in prossimità di fiumi e torrenti, come ogni anno, abbiamo trovato tane che possono essere autentici labirinti o addirittura cunicoli passanti. Un problema  serio soprattutto al passaggio di una piena: si può arrivare alla formazione di frane e al crollo delle sponde e argini con conseguente uscita dell’acqua dal suo nomarle percorso ed enormi danni a terreni, case e persone». Nella Valdichiana aretino gli osservati speciali dell'effetto groviera sono il torrente Esse a Foiano della Chiana e il torrente Mucchia a Cortona: «La guerra alle tane – afferma Tamburini – iniziata dalla Valdichiana, sarà presto estesa anche agli altri territori. L’intervento è piuttosto laborioso poiché occorre effettuare uno scavo per verificare l’entità del danno creato dalle tane scavate dalla fauna selvatica che popola le rive dei corsi d’acqua e poi compattare adeguatamente l’argine. Evidentemente se la terra scavata dall’animale è stata asportata dalla corrente, occorre prevedere anche l’utilizzo di nuovo materiale. Il problema? E’ che ogni anno dobbiamo ripetere gli interventi: le popolazioni infatti sono stanziali e si concentrano sempre nelle stesse aree, preferibilmente in quelle protette dalla vegetazione. Il nostro compito è di riuscire a tenere la situazione sotto controllo creando  un equilibrio non sempre facile da mantenere».