GAIA PAPI
Cronaca

I ragazzi con le ali di piazza della Badia

Hanno lasciato lavori sicuri per aprire botteghe artigiane. Ora l’obiettivo è far rivivere questa zona troppo spesso dimenticata

I ragazzi

Arezzo, 7 dicemnre 2019 - Non hanno avuto paura, né del momento difficile, né di una piazza fin troppo spesso dimenticata dalla città. Anzi. Armati di coraggio e di professionalità si stanno adoperando per far risorgere piazza della Badia, con le loro arti e il loro ingegno. Sono giovani artigiani che hanno lasciato posti di lavoro sicuri, occupazioni all’estero per puntare tutto su Arezzo e su questo fazzoletto di città. In piazza della Badia e nelle vie limitrofe hanno trovato il loro habitat, tra attività storiche che, negli anni, si sono fatte un nome e non solo da queste parti. Li hanno accolti e con loro stanno facendo squadra per un obiettivo comune: far risorgere la piazza.

Lì, tra la chiesa delle Sante Flora e Lucilla costruita nel tredicesimo secolo e bellissimi palazzi storici, c’è aria di novità e un gran fermento. Il quartiere, in modo del tutto spontaneo, sembra stia diventando un’officina creativa, un laboratorio di artisti locali. Fondi sfitti, alcuni anche da molto tempo, sono rinati e al loro interno le idee fioccano ogni giorno, tra l’entusiasmo e molte ore di lavoro. A marzo, i fratelli Mirko e Christian Coleschi, di 35 e 28 anni, hanno scelto un fondo affacciato sulla piazza e hanno creato il loro angolo di mondo. Si chiama «TerraPura» un piccolo negozio, il primo ad Arezzo no plastic shop, che promuove forme di design verdi, in cui perdersi tra oggetti di altri tempi e piante sotto vetro coltivate con amore. Dopo gli studi fuori Arezzo e diversi lavori all’estero, carichi di esperienze e negli occhi il ricordo di mondi diversi, tornano nella loro città per portare novità. «E dare finalmente ad Arezzo una finestra aperta sul mondo» spiega Mirko.

A pochi metri di distanza, in via Saffi, Diego Bastanzetti, con un passato come architetto e un posto fisso, molla tutto per rincorrere la sua passione. Fa risorgere un vecchio fondo di famiglia e comincia a fare «magia pura» con il recupero di vecchi mobili. Artigianalità unita alla modernità, in un’ottica di economia circolare. Il suo entusiasmo è alle stelle, e lo si vede nelle opere che realizza e nel riscontro che riceve. Un altro giovanissimo, fresco di studio alle belle arti, Bernardo Tirabosco, apre un laboratorio in via Garibaldi, in cui realizza corsi di tecniche pittoriche e guida all’arte contemporanea. Anche lui è un fiume in piena di progetti e di energia.

Tra le idee, che presto realizzerà, c’è quella interessante di uno spazio polifunzionale in cui far vivere diverse anime artistiche. Mentre passeggi tra i bei palazzi è impossibile non incappare in arte e artigianato. Tra gli ultimi negozi a essere rinato e a fare la propria comparsa in piazza c’è quello di un artista al cui nome è ormai legato un marchio, il tatuatore Simone El Rana, insieme a Giulia Luconi. Dalla primissima periferia, si sposta qua. Dove porta vent’anni di carriera e un tattoo studio poliedrico, un incastro di scatole cinesi che custodiscono tatuaggi, opere d’arte, gioielli, tattoo supply e merchandising vario. Giovani che si uniscono a realtà già esistenti di gallerie, negozi d’arte, e chi, a questo lab in evoluzione, ha fatto un po’ da apripista molti anni fa.

Il laboratorio di recupero creativo «Esmerarte» di Roberta Paggini, in via Cavour. Un laboratorio in cui entrano pezzi di ferro, di legno e ne escono vere e proprie opere d’arte apprezzate in tutto il mondo. Da diverso tempo quello in cui le due sorelle Paggini si chiudevano per realizzare le loro opere d’arte, è diventato anche shop. Piccole grandi perle che si muovono all’interno di una più grande, preziosa perla, come piazza della Badia, poco apprezzata, ma forse ancora per poco.