Gratien non molla: "Andrà meglio in appello". Così si è tradito con il Pm

Risponde dal convento dei premostratensi, sms di prima mattina al suo avvocato. La ricostruzione del passaggio chiave dell'inchiesta

Padre Graziano con un confratello e amico

Padre Graziano con un confratello e amico

Arezzo, 26 ottobre 2016 - «Padre Graziano? Glielo passo». Al centralino dei Premostratensi il frate condannato a 27 anni per il delitto di Guerrina te lo passano davvero. «Non posso dire niente, rivolgetevi a miei avvocati».

Di prima mattina aveva inviato un sms a Riziero Angeletti, il suo avvocato: «Forza Leone (il soprannome che ha dato ad Angeletti Ndr), coraggio». E più tardi ci parla anche al cellulare, dimostrandosi fiducioso: «Non c’erano prove sufficienti, andrà meglio in appello».

Certo per lui era andato male, anzi malissimo il momento chiave che aveva portato all'apertura dell'inchiesta  nei suoi confronti. Sullo sfondo dell’sms partito dal telefono di lei alle 17,26 del 1°maggio, diretto per errore a un prete nigeriano, Don Hilary, che la casalinga non conosce: «Sono scappata con il mio amorozo marochino».

Sarebbe diventato decisivo in assise. Il 5 settembre 2014 Padre Graziano viene sentito in procura, il Pm Dioni azzarda: «Lei conosce Don Hilary»?» Il frate ci casca: «Sì, è un mio amico». E a Ca’ Raffaello qualcun altro lo conosce? «No, è di Roma». E allora come  spiega questo contatto fra il telefono di Guerrina e il suo amico»? Padre Graziano scoppia a piangere, il Pm lo iscrive nel registro degli indagati.

Il Gip si era spinto a ipotizzare un assassinio d’impeto fra le 13,46 dell’ultimo sms fra i due e le 14,39. Gli avvocati di parte civile vanno oltre: l’ha ammazzata a mani nude, strangolata o soffocata.