
Claudiani
Arezzo, 20 giugno 2020 - La giornata dolceamara del terzo piano di Palazzo di giustizia, quello della procura, è ben riassunta dalla mestizia di Roberto Rossi e anche dei colleghi nel bel mezzo della festa d’addio del Pm Andrea Claudiani, al suo ultimo giorno ad Arezzo prima che martedì prenda servizio nel suo nuovo incarico di sostituto procuratore generale di Perugia. Le facce sono sospese fra lo sconcerto per la sconfitta dell’ex procuratore al Tar e la spensieratezza del rinfresco per Claudiani: tutto in una mattina, sospesa fra sentimenti opposti.
Fa capolino fra gli altri il giudice Marco Cecchi, un altro di quelli che hanno chiesto e ottenuto di andarsene, che da settembre si trasferirà in corte d’appello. Un altro sintomo del momento difficile che si respira palpabile nell’aria del Garbasso: perplessità, anche per lo stop a Rossi, che quasi tutti considerano come un’altra ingiustizia, sospensione, sensazione di vuoto per i tanti posti che restano scoperti, a cominciare da quelli dei due vertici, il presidente del tribunale e il procuratore capo.
Per il primo c’è già un candidato forte, l’attuale numero uno del tribunale di Lucca, Valentino Pizzuti, che è stato votato all’unanimità dalla quinta commissione del Csm e adesso aspetta il via libera del plenum, il secondo invece è per aria. Teoricamente, la bocciatura del Tar apre la strada al concorso per il nuovo numero uno dei Pm che era stato sospeso in attesa della sentenza su Rossi, ma è inevitabile che lo sconfitto faccia ricorso al consiglio di stato, chiedendo una nuova sospensiva.
In procura, si preparano altri lunghi mesi in cui è tutto provvisorio, compreso l’attuale procuratore ad interim, Luigi Bocciolini. Dire che incombono inchieste clamorose e complesse, come il caso Coingas-Multiservizi, che da quasi un anno fa tremare la politica con i suoi indagati eccellenti, fra cui il sindaco Ghinelli, e che già la prossima setimana potrebbe approdare all’avviso di chiusura indagini. Proprio con Rossi che subentra a Claudiani nel ruolo di grande accusatore.
E senza dimenticare il processo Etruria, che riprende a settembre, quando il presidente del collegio Gianni Fruganti sarà probabilmente ancora numero uno ad interim del tribunale e presidente della sezione penale. La procura deve preparare la requisitoria per la fine dell’anno e sarà un’altra maratona. Nè la situazione è migliore nei due piani inferiori, occupati dalle sezioni civile e penale. Il 31 marzo se ne sono andati due pezzi da novanta come i Gip Piergiorgio Ponticelli, ora a Firenze, e Angela Avila, rientrata a Perugia.
Di giudici delle indagini preliminari ne restano solo due, Fabio Lombardo e Giulia Soldini, ma ce ne vorrebbero almeno tre per evitare che l’ufficio cinghia di trasmissione fra le inchieste e il dibattimento vada definitivamente in crisi. Una mano la darà il plotoncino di giudici ragazzini attesi per l’autunno: tutti magistrati di prima nomina che il Csm ha dirottato qui, tanta buona volontà ma inevitabilmente poca esperienza.
Toccherà a loro riempire il vuoto che lasciano Cecchi, civilista che ha fatto anche il Gip, Antonio Picardi, ex giudice delegato ai fallimenti, Carlo Breggia e Michela Grillo, che anche loro hanno cambiato sede negli ultimi mesi. Il tutto nel quadro del generale rallentamento provocato dall’emergenza Covid: da due mesi e mezzo ormai i magistrati lavorano a scartamento ridotto, il malumore degli avvocati è palese, la situazione più che mai precaria. Il caso Rossi è il simbolo di un malessere sempre più palpabile in una ex isola felice.