
di Alberto Pierini
Fiera che vince non si tocca? No, in realtà andrebbe un po’ "toccata", per alimentare il numero degli antiquari: e soprattutto per capitalizzare una serie positiva alla quale non assistevamo da anni. Dalla ripresa in poi, considerando anche le prime edizioni al Prato, l’evento aretino che più aretino non si può ha cominciato a marciare. A volte perfino a sorpresa. Era stato così a gennaio, a cavallo di una data infelice, quella di Capodanno. Ed è stato così anche a marzo. Nè la guerra, con le preoccupazioni che si porta con sè, nè il freddo pungente e a tratti sferzante della due giorni ha frenato l’afflusso. Robusto, continuo: con stragrande maggioranza di romani, come a Natale
Forse sabato per una volta un po’ meglio della domenica: ma siamo lì. La conferma? Arriva dai locali sul percorso. In pieno inverno, in largo anticipo sui ponti di primavera, ritrovano le code alla porta. In via Mazzini, ad esempio, i cui ristoranti sono da sempre agganciati alle fortune dell’Antiquaria. Ma un po’ dappertutto. "Sono numeri da mercatini" ci suggerisce uno chef del centro, riferendosi naturalmente non alla folla ma agli avventori del suo ristorante.
Un quadro che ha visto numeri importanti intorno ai banchi. Da via Guido Monaco in su, senza eccezioni. Ad esempio via Ricasoli, la costola più staccata dalle altre, regala un muro di gente fin quasi al Seminario, allungando la "coperta" oltre il percorso più classico.
Bene anche piazza Grande, sia pur con qualche vuoto legato alle assenze degli espositori, e tutta l’asta del Corso, in parte trasformata nei suoi protagonisti. Tra gli antiquari la soddisfazione di una due giorni di buoni affari, pur a macchia di leopardo come sempre. Con una bella parte dei negozi aperta come nelle edizioni migliori. La sofferenza resta legata ad alcuni tratti del percorso. L’ala della Badia per ora è spezzata, insieme al suo affluente di via Cavour. Via Cesalpino si è rafforzata sul piano commerciale e delle vetrine, ma ha ancora troppi pochi banchi per rendere l’itinerario davvero continuativo.
E restano i "buchi" che nel tempo si sono aperti: via Bicchieraia (affidata agli artisti, senza banchi di antiquari e ora anche senza gli artigiani di Palazzo Perelli) e via Seteria, per motivi di sicurezza spogliata di stand e affidata tutta ai locali. Lo scorcio quasi fisso di "Fosca", la fiction appena conclusasi con un buon successo di ascolti e della quale qualcuno comincia a sospettare gli effetti. Vedremo.
Intanto aprile sarà il mese del ritorno alla normalità: compresa la sua coda meno amata, il pagamento delle piazzole. Che rientra insieme a tutto il suolo pubblico alla fine dell’emergenza sanitaria. Del resto gli espositori non pagano dall’inizio del 2020, anzi a quelli che avevano versato in anticipo sono state restituite le quote via bonifico. E l’idea dei bonus ha permesso a molti di risparmiare parecchio sul fronte degli alberghi.
Almeno sul piano economico è una delle manifestazioni più concorrenziali, misurandola sui quelle al suo livello. A cominciare da Parma, che stavolta ha spostato il Mercanteinfiera alla metà del mese. L’antiquaria vende i gioielli del tempo e insieme si mette al passo con i tempi. E quando in cima alla salita di via dei Pileati vedi troneggiare due insegne datate da distributore, una della benzina e una del diesel, ti chiedi se anche quello non sia diventato antiquariato. E forse sul filo dei prezzi al litro non siamo neanche troppo lontani.