Ex Etruria: ricusato il giudice, slitta sentenza chiave. E l'Europa riapre il caso crac

Tempi lunghi per il falso in prospetto e rischio prescrizione. Clamoroso dal Lussemburgo: l’intervento del Fondo Interbancario per Tercas era legittimo. Bpel poteva essere salvata

Ancora protesta degli azzerati in occasione dell'udienza preliminare

Ancora protesta degli azzerati in occasione dell'udienza preliminare

Arezzo, 20 marzo 2019 - Passano gli anni (ne sono trascorsi più di tre dal crac) ma il caso Etruria tiene sempre banco. Com l’attualità (il giudice ricusato ieri nel filone del falso in prospetto) e anche con la macchina del tempo. Nel senso che sempre ieri è arrivata una sentenza della corte europea di giustizia che ci fosse stata all’epoca, il novembre 2015, avrebbe probabilmente evitato il decreto di risoluzione e quindi anche il crac da cui traggono origine tutti i processi già conclusi o ancora in corso, per non parlare delle inchieste aperte in procura. Ma andiamo per ordine.

Dopo che il presidente del tribunale Clelia Galantino aveva confermato Fabio Lombardo come il Gip del falso in prospetto (il pool dei Pm ipotizza che siano state fornite informazioni fasulle al mercato sulle condizioni di Bpel nel momento in cui si apprestava a varare le due emissioni 2013 delle famigerate subordinate poi finite in fumo), le difese si sono giocate la bomba atomica, cioè la ricusazione del magistrato che sarebbe incompatibile col procedimento per aver già deciso sull’archiviazione dell’intero Cda (compreso papà Boschi) per lo stesso reato.

Teoricamente questo non impedisce di andare avanti con l’udienza preliminare in cui sono imputati l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex Dg Luca Bronchi e il direttore centrale David Canestri, all’epoca responsabile del risk management. Tutto però diventerebbe nullo, compreso un eventuale rinvio a giudizio, nel momento in cui la corte d’appello dovesse accogliere l’istanza di ricusazione. Ecco perchè il giudice Lombardo, nell’udienza di ieri pomeriggio, ha preferito prudentemente rinviare al 2 maggio, quando si dovrebbe sapere cosa decidono i giudici d’appello.

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E’ evidente la tattica dilatoria delle difese, che sfrutta ogni appiglio giuridico: guadagnare tempo il più possibile, difendersi non solo nel processo ma anche dal processo. La ragione è semplice: il falso in prospetto si prescrive in sette anni e mezzo, fra la fine del 2021 e la metà del 2022. Più si allunga il brodo e più c’è possibilità che il reato si estingua prima di una sentenza definitiva.

Più o meno mentre il Gip rinvia, arriva dal Lussemburgo il clamoroso verdetto della corte europea: l’intervento del Fondo Interbancario nel salvataggio di Tercas non fu aiuto di stato ed era dunque perfettamente legittimo. Cosa c’entra con Etruria? Chi ha seguito la vicenda ricorderà che la procedura d’infrazione avviata dalla commissione europea per Tercas fu il principale argomento che precluse il famoso piano B, cioè una ricapitalizzazione di Bpel e delle altre tre banche in crisi (Cariferrara, Banca Marche e Carichieti) sottoscritta dal fondo interbancario.

Non si poteva fare, si disse, perchè Bruxelles avrebbe aperto un’altra procedura di infrazione. Banca d’Italia e il governo scelsero così la via della risoluzione, a sua volta preludio dell’azzeramento dei bond, del fallimento e dei processi per bancarotta, truffa e appunto falso in prospetto. Il vertice di Etruria è dunque rimasto col cerino in mano, condannato, sotto processo o sotto inchiesta. Dal punto di vista penale ormai cambia poco, ma il paradosso resta.