
di Erika Pontini
Mikhail Fedosovskiy, il russo innamorato della Toscana, a capo di un impero da 1300 dipendenti e 130 milioni di fatturato, è nella sua casa di Lucignano, nel cuore della Valdichiana, non lontano dallo stabilimento italiano Diakont, inaugurato nel 2021, dopo la casamadre di San Pietroburgo e la filiale di San Diego. Non parla ma con i pochi amici e collaboratori prende le distanze dall’attacco e rivela che ‘le responsabilità di Putin non sono quelle dei cittadini russi’. L’azienda è uno degli obiettivi sensibili - insieme alle chiese ortodosse - su cui, in queste ore, le forze dell’ordine hanno acceso un faro dopo lo scoppio della guerra. Inevitabile.
Fedosovskiy, arriva in Toscana dieci anni fa. E, sulla strada per raggiungere la costa e comprarsi casa al mare si ferma a Lucignano e se ne innamora. Acquista la sua dimora e decide di issare nel piccolo borgo la terza bandierina del suo business industriale: ovvero l’alta tecnologia sia in campo nucleare che energetico. Prima aveva verificato anche l’area ex Lebole ma Lucignano aveva una lottizzazione perfetta per il suo investimento da 35 milioni di euro, probabilmente il più eclatante in tutta la Toscana.
Ma sull’azienda non soffiano venti di guerra. Lo conferma Mirco Casucci il general manager dell’azienda che ha chiuso il 2020 (prima dell’avvio del nuovo polo) con numeri all’insegna della solidità: fatturato di oltre 16 milioni di euro con un utile netto di un milione e 300mila euro e 56 addetti con la prospettiva di raddoppiare quando lo stabilimento sarà a regime.
"Il conflitto non avrà impatti sulla nostra società che è completamente di diritto italiano, come le banche che la appoggiano. I nostri interessi sono in Cina, in America e nell’Est Europeo", aggiunge Casucci. Se non "l’incertezza del mercato e i clienti ucraini che hanno sospeso gli ordini". E nemmeno l’ipotesi di un blocco di transazioni Swift lo preoccupano "non abbiamo clienti in Russia perché sono gestiti dalla Diakont di San Pietroburgo, quindi non avremo effetti da limitazioni e sanzioni". Quanto all’azionista "è di origine russa ma ha un regolare permesso di residenza in Italia dove vive quando non è altrove, a fronte dei suoi interessi economici". Inizialmente la Diakont prese vita nei capannoni di Arezzo, in attesa di terminare il progetto Lucignano, l’azienda ha 10mila metri quadrati inaugurata meno di un anno fa alla presenza del Governatore Eugenio Giani e della sindaca di Lucignano, Roberta Casini e realizzato con l’impiego di aziende toscane, a cominciare dalla Baraclit.
"E’ un’azienda solida in cui abbiamo creduto e continuiamo a credere, importante per l’economia del territorio e per l’investimento fatto", dice la sindaca che è sempre in contatto con Fedosovskiy, anche in questi giorni difficili. Casini condanna l’intervento del governo russo in ucraina: "La guerra non è mai il mezzo risolutivo. Questo è il momento della solidarietà".