LUCIA BIGOZZI
Cronaca

"Costretto a pagare i vigilantes". Parla il barista aggredito alla Badia. Confcommercio: serve sicurezza

L’imprenditore contrario all’idea della sorveglianza privata: "Devo farlo per tutelare dipendenti e clienti". La direttrice Fei: "Pronti a collaborare ma sull’ordine pubblico l’ultima parola ce l’hanno le istituzioni" . .

"Costretto a pagare i vigilantes". Parla il barista aggredito alla Badia. Confcommercio: serve sicurezza

"Costretto a pagare i vigilantes". Parla il barista aggredito alla Badia. Confcommercio: serve sicurezza

"Ho i miei dipendenti da tutelare, loro sono camerieri non pugili. Sono costretto a pagare una vigilanza privata, ma non è questa la soluzione al problema". Ivo Dimitrov, ha una ferita sotto l’occhio e un dente spaccato. Colpito al volto e all’addome da un ragazzo nordafricano che si è scagliato come una furia prima su un cliente del suo bar, in piazza della Badia, poi su di lui che è intervenuto per difendere le persone che stavano passando la serata nel suo locale, uno dei più gettonati del centro. "Sono contrario alla vigilanza privata ma sono costretto ad attivarla dopo quello che è successo. In pratica pagherò una persona per ’buscarle’ al posto mio!", esclama Ivo, 24 anni che non condivide la sollecitazione del sindaco Ghinelli agli esercenti: ciascuno faccia la propria parte e pure loro garantendo la vigilanza dei propri locali, è la sintesi. "Il punto è che queste persone se restano impunite, continueranno a farlo, magari spostandosi da un’altra parte". Per Ivo la soluzione c’è: "Destinare risorse, magari rinunciando a una rotatoria in più, a una pattuglia di agenti a piedi tra via Cavour, la Badia e le zone del centro, garantendo una presenza costante. Un modo anche per scoraggiare i malintenzionati. Basterebbe davvero poco per risolvere la questione, come peraltro accade in tutte le piazze delle città d’Italia". Pochi metri e l’analisi non cambia: "Se l’unica soluzione è la sicurezza privata e tutti sono d’accordo, va bene, ma non è la vigilanza privata che risolve il problema", dicono al ristorante Tortello Divino.

"Ci sono persone che vengono da altre parti del centro già con bottiglie di alcolici". Come le due ragazzine che proprio sabato, la notte delle botte tra gruppi rivali e dell’aggressione al barista giravano con "una scorta di vodka: dove l’hanno presa?". E la domanda rimbalza tra le pietre della piazza, l’angolo del centro più caro ai ragazzi che qui si ritrovano per tirare tardi con gli amici. "I locali coi giovani che consumano all’esterno e parlano tra di loro, non danno alcun fastidio. Il punto vero sono le persone che arrivano da fuori e creano caos", osservano dal ristorante, punto di riferimento per buongustai. E le tracce delle notti brave con bottiglie di superalcolici sottobraccio restano su quelle pietre: "Al mattino troviamo bottiglie di vetro rotte davanti al locale, è incivile".

La sollecitazione di Ghinelli incassa reazioni tiepide tra gli addetti ai lavori. Potenziare i controlli e sopratutto "impedire la circolazione di superalcolici, comprati al supermercato o chissà dove", è il refrain dei commercianti che respingono l’idea di una contrapposizione coi residenti. E la voce, in questo senso, si leva pure dai vertici Ascom. "Residenti e commercianti seri, sono dalla stessa parte; tutti tengono al fatto che piazza della Badia sia un luogo accogliente, bello e sicuro sia chi ci vive sia per chi lo frequenta per passare del tempo libero". Catiuscia Fei, direttore aggiunto di Confcommercio Firenze-Arezzo rifiuta ogni strumentalizzazione. "Non esiste un muro contro muro. È anche interesse degli imprenditori, quelli seri, che nella piazza sia ripristinato al più presto l’ordine, nessuno vuole restare ostaggio di pochi balordi senza regole". Di qui il monito: "Servono senz’altro più controlli e attività repressive, con sanzioni e punizioni esemplari a chi contravviene le leggi e le principali norme del vivere civile. Perché quello della zona pedonale sì o no, è un falso problema, se non si va alla radice della questione".

Pronti a collaborare, rimarca Fei ma "in tema di sicurezza e rispetto delle regole l’ultima parola ce l’hanno le istituzioni, in primis la prefettura, non certo gli imprenditori".