Confindustria, Bernini è il leader designato Presidente aretino dopo la parentesi senese

Il nuovo numero uno alla guida di un gruppo (Zucchetti Centro Sistemi) modello di smart working e resistenza al virus

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di Salvatore Mannino

Da Andrea Fabianelli a Fabrizio Bernini, passando per Paolo Campinoti. Già, dopo la parentesi senese durata tre anni, la presidenza di Confindustria sud torna a un aretino: il titolare appunto della Zucchetti Centro Sistemi, una delle aziende più innovative e non solo in Valdarno e nemmeno solo ad Arezzo. Basti vedere a come ha retto la sfida del Covid l’imprenditore che era già il numero uno della delegazione provinciale di Confindustria, aumentando dipendenti e fatturato.

Che Bernini stesse scaldando i razzi in vista del decollo verso la presidenza era cosa nota almeno dall’estate e La Nazione ne aveva già dato conto, parlando di lui come del delfino designato di Campinoti. Adesso però c’è anche l’ufficialità. I saggi di Confindustria lo hanno indicato nel consiglio direttivo che si è svolto ieri pomeriggio a Siena come il candidato che ha raccolto i maggiori consensi, praticamente un plebiscito, soprattutto nella sua zona di origine, ovvero Arezzo. Restano da definire soltanto i tempi del passaggio delle consegne con Campinoti, che sancirà il ritorno qui di un incarico che è quasi naturale: da sempre la delegazione aretina è la più forte della Toscana meridionale, quella che vale quasi quanto le altre due province di Siena e Grosseto messe insieme. Non a caso, al momento della fusione che valse la nascita di Confindustria sud non ci furono dubbi sul fatto che la guida dovesse toccare a un aretino, Fabianelli appunto, e la direzione generale a un aretino d’addozione come Massimiliano Musmeci, poi passato a Roma, col suo incarico trasferito nelle mani del senese Antonioo Capone, che resta al suo posto.

Bernini,64 anni, ha cominciato da basso, con un diploma di perito industriale dal quale è decollato alla guida della Zucchetti Centro Sistemi, che nel 2020, l’anno della pandemia, ha fatturato qualcosa come 95 milioni, con una crescita del 7 per cento sugli 82 dell’anno precedente e circa 300 dipendenti distribuiti in mezza Italia. Cuore e cervello ancora in Valdarno, a Terranuova, ma braccia a Milano, Parma, Perugia e persino in Sardegna.

Dire che era partito come progettista programmatore per Emerson Group e consulente per Menarini diagnostics. Poi nel 1985 il grande salto, con la decisione di mettersi in proprio e di fondare la Centro Sistemi, dalla quale è poi germogliata l’attuale Zucchetti Centro Sistemi. Un gruppo all’avanguardia, che non mette in smart working i propri dipendenti ma che sceglie lo smart working come sistema per ottimizzare il lavoro di centinaia di persone, la metà circa delle quali è fatta di millenials, cioè di nati a cavallo del secolo. Del resto, è lo stesso Bernini ad esaltare la qualità del capitale umano, come fondamento di un’azienda: "Senza di voi - dice spesso ai suoi - io non sarei nessuno". E in un’intervista al supplemento economico del nostro giornale: "La persona è il vero capitale di un’azienda. Se un imprenditore non lo capisce è meglio che cambi mestiere".

E’ così che il neopresidente è arrivato ai suoi più grandi successi, non solo un’azienda che è un gioiellino di innovazione tecnologica, articolato in sette divisioni, ma anche un robot come "Ambrogio", che è diventato un modello nel campo del giardinaggio.

Ora per lui una sfida altrettanto impegnativa , come quella di guidare i colleghi nel pieno di una pandemia che ha sfibrato anche il sistema produttivo, costretto a operare nel pieno della peggiore tempesta economica del dopoguerra. Se la parola d’ordine per uscire dal virus è rinnovarsi, anzi stare all’avanguardia dell’innovazione, se significa transizione green verso l’economia circolare, se vuol dire più tecnologia anche per la manifattura, nessuno più di Bernini ha i titoli per farlo. E forse proprio per questo gli industriali della Toscana meridionale lo hanno scelto come il loro nuovo leader.