Castoro: assolta la titolare, il figlio patteggia, condanne a tre cinesi

Rita Iacopi esce "per non aver commesso il fatto". Prosciolto Alessio Frasconi. Pene fino a 4 anni per i tre componenti della famiglia cinese

I controlli della Finanza

I controlli della Finanza

Arezzo, 28 settembre 2022 - Il caso Castoro è arrivato alla svolta. Il tribunale ha assolto la titolare Rita Iacopi per non aver commesso il fatto, il figlio Giacomo Baldini ha patteggiato un anno e tre mesi, Alessio Frasconi è stato prosciolto.  I giudici hanno invece condannato i tre cinesi aalla sbarra: una famiglia residente a Prato. La moglie ha avuto 4 anni e 4 mesi, il marito 3 anni e 10 mesi, il figlio un anno e 11 mesi. Rita Iacopi, a quanto emerge, sarebbe stata completamente discolpata dal fratello Simone che al momento di patteggiare a Bologna una pena di 4 anni dichiarò anche che la sorella non c'entrava nulla e che di tutto si era occupato personalmente.

Il ruolo dei cinesi? Secondo la ricostruzione fatta a suo tempo dalla Procura di Bologna sulla base del lavoro investigativo della Finanza il turco Serdar As Tamsan, protagonista di un vertiginoso giro di viaggi aerei per l’Italia (110 dal 2012 in poi), raccoglieva un’ingente quantità di denaro (che la finanza riteneva derivante da evasione) da imprenditori cinesi. La meta successiva era Castiglion Fibocchi, dove la Castoro ha sede: qui il denaro veniva scambiato con lingotti d’oro.

La storia? Quella del trafficante turco che si presentava alla porta dell’azienda con un borsone gonfio di soldi: e ritirava in cambio grossi quantitativi di oro non punzonato. Uno scambio alla pari tra 24 milioni di euro e 700 chili di lingotti, invisibili ai bilanci. Riciclaggio: è il succo dell’accusa che da anni ruota intorno alla Castoro, l’azienda di Castiglion Fibocchi praticamente decapitata pochi giorni prima del Natale 2018. Inchiesta guidata allora dalla Finanza di Bologna e sfociata in quattro arresti proprio per riciclaggio di metallo prezioso.

Arresti a carico dei titolari, i due fratelli Simone e Rita Iacopi, del figlio di lei Giacomo Baldini e del direttore esecutivo Alessio Frasconi. Una vicenda che ora è arrivata alla svolta decisiva. La Procura aveva chiesto una condanna a 2 anni e 10 mesi per Rita Iacopi, che aveva puntato sul rito abbreviato, per riciclaggio, e il rinvio a giudizio per Alessio Frasconi. Baldini ha chiesto il patteggiamento, per altri due parenti il Pm ha proposto l’assoluzione.

Mentre Simone era uscito patteggiando dall'inchiesta, la sorella e il nipote avevano sollevato la questione di competenza territoriale, ottenendo di essere giudicati ad Arezzo. Perché a Castiglion Fibocchi, era avvenuto lo scambio materiale dell’oro, il classico «baratto» tra lingotti e denaro.

Una vicenda che aveva portato in un primo momento alla chiusura dell’impresa, poi ripartita grazie ad un amministratore giudiziario. E che avrebbe riservato altri colpi di scena. Come il ritrovamento in un doppiofondo nascosto sotto le vasche di lavorazione di 250 chili d’argento più 16 chili d’oro sciolti nell’acido del procedimento chimico di recupero. L’oro secondo i giudici bolognesi non era clandestino quindi fu lasciato in azienda.

Il recupero del materiale prezioso avveniva proprio attraverso l’utilizzo dell’acido e c’è dunque la possibilità si trattasse di una partita di metallo in corso di trattamento. Ora la sentenza. Secondo la Procura i quattro avevano la piena consapevolezza della provenienza illecita del denaro, che è poi il perno di questa storia di oro in salsa turca. La sentenza ha deciso altrimenti, selezionando le responsabilità.