Bar, il bancone dei desideri: il caffè torna in tazzina ma nei locali con spazi all'aperto

Sabato convulso, col ministero dell’Interno: boccia l’interpretazione di Ascom (non è vietato, dunque è permesso),i dinanzi al rischio di ricorso al Tar emana un’altra circolare

Un caffè al bar

Un caffè al bar

Arezzo, 25 aprile 2021 - A tazzulella ’e caffè ci pareva così naturale fino al Covid che nessuno avrebbe mai immaginato la disputa apertasi nelle ultime 48 ore su come sorbire il nero bollente al bancone dei bar: solo nel bicchierino di polistirolo, come è successo da quando in Toscana erano scattate prima la zona arancione, poi la rossa e infine il ritorno in arancione, o anche in tazzina, come pare di capire dall’ultima circolare interpretativa emanata nel tardo pomeriggio di ieri dal ministero dell’Interno? Norma peraltro che pare valere solo per quei locali che hanno anche la possibilità di servire all’aperto.

Conviene riassumere per comodità di chi legge, consuma o vende e fa fatica a orientarsi in questa selva di regole. Nell’ultima zona gialla, quella di gennaio, era ancora consentito di consumare al banco il caffè in tazzina. Poi, con la retrocessione, solo polistirolo o carta plastificata. In tutto questo si inserisce una settimana fa il decreto riaperture del governo Draghi che dà il via a una cauta ripartenza, anche dei pubblici esercizi, dal 26 aprile.

La logica conseguenza parrebbe il ritorno al regime precedente, ma sarebbe troppo semplice, nella giungla della burocrazia nazionale, con la politica che dà le direttive ma non chiarisce i particolari. Infatti si affaccia un’interpretazione, avallata anche dai giornali, secondo la quala il caffè in tazzina sarebbe lecito soltanto nei tavolini (dove ci sono) all’esterno dei bar.

Al bancone, invece, solo servizio d’asporto, cioè col bicchierino di carta. A Confcommercio Toscana fanno leggere la norma agli avvocati e ne esce un’altra ipotesi: il decreto non vieta espressamente la tazzina al bancone, che è dunque consentita, per il più elementare dei principi di uno stato di diritto, tutto ciò che non è espressamente vietato è permesso.

Ma il presidente regionale di Fipe-Confcommercio Aldo Cursano e il direttore toscano dell’associazione Franco Marinoni non fanno in tempo ad esultare che ieri mattina arriva la doccia fredda. Sotto forma di una circolare interpretativa del gabinetto del Viminale in cui si chiarisce che il consumo al banco è proibito. A questo punto la questione si fa convulsa. Fipe nazionale prepara a Roma un ricorso urgente al Tar, ma prima che venga presentato, il ministero fa filtrare alle agenzie di stampa una mezza smentita: era solo una bozza, la norma autentica arriverà il prima possibile.

Ecco dunque, a pomeriggià già inoltrato, un’altra circolare del Viminale. Il comma che conta è il secondo: «Fino al 31 maggio, relativamente ai servizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande, il servizio al banco rimarrà possibile in presenza di strutture che consentano la consumazione all’aperto». In teoria apre un’altra spaccatura fra chi ha spazi fuori e chi no, ma nella pratica, siccome tutti o quasi i bar sono nelle condizioni (e lo hanno già fatto in passato) di mettere un tavolino all’esterno, è quasi un tana liberi tutti.

Certo, le situazioni fra i 2500 pubblici esercizi della provincia sono le più variegate, ma paiono davvero pochi quelli che non hanno spazi all’aperto e dunque non possono neppure riaprire se non con il solito asporto. La prova del budino, comunque, si farà solo mangiandolo. Ergo dipende tutto dai controlli. La polizia municipale, per bocca del suo comandante Aldo Poponcini, fa sapere di aspettare un’interpretazione autentica della prefettura, ma almeno nei primi giorni non ci saranno multe che fanno male. Basta a chiudere il giallo del caffè?