Argento: la razzia dei ladri acrobati. Scalano la parete, arpionano i gioielli

Si muovono sul tetto a colpo sicuro, aprono un varco nel lato giusto e colpiscono: fuga nella notte, giallo bottino

Argento: la razzia dei ladri acrobati. Scalano la parete, arpionano i gioielli

Argento: la razzia dei ladri acrobati. Scalano la parete, arpionano i gioielli

Gli "uomini ragno" sono andati a colpo sicuro. Un altro raid in un’azienda che crea monili in argento, il terzo in meno di due settimane. E tutti con tecniche di esecuzione simili e un fil rouge: la precisione nell’azione e una conoscenza dettagliata del luogo dove muoversi e del target da centrare. Stavolta nel mirino è finita la ditta Taitu, in via Ramelli nella zona industriale della città. I ladri hanno agito nel fine settimanapprofittando della chiusura dell’azienda. Forse nella notte tra sabato e domenica e ieri il titolare ha scoperto il furto e dato l’allarme. Nella stanza delle spedizioni non c’erano più le borse con all’interno i monili in argento pronti a partire. E dal tetto mancavano alcuni pannelli. Gli stessi che corrispondono ai locali adibiti a raccogliere i preziosi destinati ai clienti. Un elemento-chiave che indirizza le ipotesi al vaglio degli investigatori sulla pista di professionisti che, con ogni probabilità, sapevano dove e come colpite. Sapevano che quei pannelli spostati sul tetto dello stabilimento, comunicavano con il locale delle spedizioni e lì hanno concentrato la fase due del colpo. Dopo aver rimosso i pannelli dal tetto, i ladri non si sono calati all’interno, evidentemente per non rischiare di perdere tempo ma hanno lavorato utilizzando una sorta di arpione, un’asta uncinata e della lunghezza giusta con la quale sono riusciti a "pescare" le borse con all’interno i preziosi in argento. Poi le hanno prese e hanno ripercorso lo stesso percorso dell’andata: hanno camminato sul tetto e sono scivolati giù per la parete che all’arrivo hanno scalato come "uomini ragno" o ladri acrobati. Si sono dileguati nella notte e ora è scattata la caccia all’uomo che impegna gli uomini delle Volanti e della Squadra mobile della questura. Non è ancora chiaro a quanto ammonti il bottino del blitz notturno: sarà quantificato nei prossimi giorni al termine della ricognizione in azienda che i titolari hanno già avviato.

Indagini a tutto campo, per ricostruire nel dettaglio le fasi del colpo. In queste ore i poliziotti stanno passando al setaccio ogni frammento delle immagini registrate dalle telecamere della zona: elemento utile alle indagini per dare un volto ai banditi. Ma non è il solo perchè gli specialisti della polizia stanno lavorando anche sulle possibili analogie con i radi che nell’arco di dieci giorni sono stati messi a segno in altre due aziende, sempre specializzate nella produzione di monili in argento. Il primo colpo andato a segno ha fruttato un bottino di circa 300 mila euro. Nel mirino è finita la ditta Nicol di Anghiari: qui malviventi hanno utilizzato la stessa tecnica che ormai si ripete negli assalti alle aziende orafe aretine. Nel caso specifico, hanno rubato un autoarticolato a Città di Castello che hanno utilizzato come barricata, posizionandolo in mezzo alla strada per chiudere l’accesso all’azienda e coprirsi la fuga. Poi hanno lanciato un’auto rubata contro il cancello come testa d’ariete e una volta all’interno hanno svuotato le casseforti.

Pochi giorni dopo è stata la vota di un’azienda di argento a Tegoleto, alle porte di Arezzo. Qui ad entrare in azione è stata la "banda del buco". I ladri sono entrati nella fabbrica confinante, hanno aperto un varco nel muro e da lì hanno prelebvato i preziosi: quasi 170 chili di argento per un valore commerciale che si aggira sui centomima euro. Tre colpi in meno di dieci giorni, fanno tornare l’incubo degli assalti alle aziende del distretto orafo e argentiero. Tutto, paradossalmente, alla viglia della grande fiera di Oroarezzo.