Arezzo si colora finalmente di arancione Dodici comuni oltre, ma quasi tutti piccoli

Sia la provincia che i tre distretti sanitari molto sotto quota 250. Anche il capoluogo in zona tranquillità, ma i numeri sono in risalita

Immagine di repertorio

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di Salvatore Mannino

All’appello della zona arancione gli aretini rispondono presente. Se oggi, nella consueta riunione della cabina di regia nazionale, la Toscana non sarà retrocessa è anche merito dei numeri che, dopo mesi di crisi profonda, al limite del coma, questa provincia è riuscita a recuperare. Non solo è sotto la soglia dei 250 casi per 100 mila abitanti il territorio nel suo complesso, ma lo sono anche i tre distretti sanitari in cui è diviso e la maggior parte dei grandi comuni, compreso il capoluogo. Si allenta la morsa dell’assedio in cui abbiamo vissuto almeno dalla metà di marzo, la riapertura di cui si comincia a parlare apertamente per maggio non è poi così lontana. Neppure dal punto di visto psicologico, pur se la situazione dell’ospedale San Donato, il solo presidio anti-Covid della provincia, resta al limite della saturazione.

Per la prima volta scende sotto quota 250 anche il Valdarno, che ancora una settimana fa, nella conferenza dei sindaci col governatore Giani, si era salvato dal semaforo rosso non per i numeri ma per le obiezioni degli amministratori che avevano alla fine convinto il presidente della Regione. Ora non c’è più bisogno delle barricate, parlano le cifre: 231 positivi per 100 mila abitanti, contro i 268 della scorsa settimana. Ancor più in linea con i limiti gli altri distretti: Arezzo-Valtiberina-Casentino, fermo a 212 contagi (ma una settimana fa erano 187, c’è quindi una recrudescenza di cui poi vedremo) e la Valdichiana, attestata a quota 141, in discesa rispetto al 153 dei sette giorni precedenti. I dati della provincia sono stabili: 207 adesso, 205 la scorsa settimana.

Il che non toglie che restino situazioni difficili, soprattutto nei piccoli comuni, dove basta un numero ridotto di positivi per far salire esponenzialmente il tasso di contagio rispetto alla popolazione totale. E’ il caso della maglia nera di questa settimana, Chiusi della Verna, le cui cifre fanno apparentemente paura: 671 contagi ogni 100 mila abitanti. In realtà, i casi dei sette giorni sono in valori assoluti 13, è la proiezione sui pochi residenti che li fa schizzare verso l’alto. Fenomeno che coinvolge in pieno anche gli altri comunelli in testa alla classifica dei peggiori, da Montemignaio, ex isola vergine, a Monterchi e Caprese. Il vero ritorno di fiamma è quello dei due centri più importanti del Casentino, Poppi e Bibbiena, in ordine di tasso (che tira in alto il risultato del distretto) e di San Giovanni, che ha lo stesso effetto in Valdarno, insieme ai dati poco brillanti di due comuni minori ma non microscopici come Laterina-Pergine e Castelfranco-Piandiscò.

Alla fine i comuni che sarebbero teoricamente da zona rossa (misura mai presa per un singolo paese) sono dodici, ancora un numero consistente, ma che coinvolge una popolazione molto minore del passato per il calo dei casi nel capoluogo e nelle città di media importanza. Arezzo, ad esempio, si sistema a quota 234, contro i 205 di una settimana fa. Il che dice di un’attenzione che deve restare alta, perchè c’è una risalita e non è trascurabile. Montevarchi è a 201, ma in calo rispetto al precedente 247, così come Sansepolcro, che si abbassa da 204 a 157, un bel balzo all’indietro, che di questi tempi è meglio dei balzi in avanti alla Mao. Cortona, infine, si conferma come il più tranquillo dei grandi centri, con 155 positivi per 100 mila abitanti. Ma attenzione, perchè il dato, dopo la fiammata di casi di un paio di giorni fa, sta risalendo. Per oggi, comunque, basta anche così. Avanti con l’arancione, nell’attesa del giallo. Per il bianco si prega di ripassare. Magari a maggio, più probabilmente a giugno.