Addio fiere orafe, firmata la vendita a Ieg dopo l'ok dei soci: si chiude un'epoca

Ma la sede resta ad Arezzo. Ieri la firma sulla cessione. Ma per prendersi tutte le attività aretine, Rimini vuole prima Firenze: obiettivo Pitti?

La firma di Bianchi e Cagnoni

La firma di Bianchi e Cagnoni

Arezzo, 16 novembre 2019 -  Ciao fiere. Passano a Ieg gli eventi orafi della città con tanto di firma apposta ai documenti della cessione. Intinge metaforicamente la penna nell’inchiostro l’amministratrice unica di Arezzo Fiere Sandra Bianchi e come lei fa l’acquirente, il presidente del gruppo riminese Lorenzo Cagnoni.

E’ il sorriso della Bianchi il tratto distintivo di un trapasso comunque non indolore, accompagnato però da una maxi-flebo di denari per tenere in vita il moribondo e dalla garanzia che le fiere, anche in futuro, resteranno ad Arezzo, capitale italiana dell’oro sulle ali di un distretto che nettamente sopravanza sia Vicenza che Valenza.

E’ Cagnoni a mettere il pepe sulla coda della giornata dopo un’assemblea senza sorprese nella quale i soci, pubblici e non, hanno votato sì alla cessione, unica strada percorribile per evitare il crac. Dice intanto Cagnoni che al momento l’accordo è cristallizzato, congelato, «le due fiere orafe e stop», anche se a margine non esclude che Ieg possa compartecipare a iniziative extra oro che riguardino il palaffari.

Non è comunque uno stop a priori. Il «go» è legato ad altro, all’allargamento degli interessi del colosso fieristico all’intera Toscana dove i poli - Firenze e Carrara oltre ad Arezzo - non godono di salute troppo buona, giusto per usare un eufemismo. Il concetto è dunque chiaro: se la Fiera di Firenze, in una formula da trovare, entra nell’orbita di Rimini, allora nel pacchetto rientrerebbe anche Arezzo in un’ottica di economia di scala e di sinergie regionali per proiettare la Toscana su un palcoscenico più ambizioso.

C’è un pensierino nascosto che Cagnoni è troppo scaltro per esplicitare, ovvero che nel pacchetto potrebbe (o dovrebbe?) rientrare Pitti. Ma le resistenze non mancheranno. Peraltro l’assessore Stefano Ciuoffo, rappresentante della Regione, raccoglie la palla al balzo e rilancia: «La parcellizzazione non paga e il modello dei tre poli fieristici in Toscana non funziona più. Occorre una nuova dimensione nazionale e internazionale, una partita aperta e che potrà giocarsi su formule molteplici.

Arezzo è il primo tassello in vista di una possibile collaborazione futura». Musica anche per le orecchie di Alessandro Ghinelli che da sempe guarda a Ieg come il possibile partner per la città: e non solo oro, ma per tutte le attività del palaffari. Una strategia di nuovo ribadita: «Da sempre guardiamo a un polo fieristico oltre l’oro e a Cagnoni anche in precedenti incontri avevo chiesto di guardare ad Arezzo con un occhio diverso.

Abbiamo le carte in regola, la nostra è una città attrattiva e lo dimostra l’assemblea dell’Anci che ospiteremo la prossima settimana e a cui parteciperanno più di mille persone». Ma il discorso resta legato a un progetto più ampio il cui esito è determinante per Arezzo Fiere che sì, trova nella cessione un’ancora di salvezza e una seconda nella vendita alla Regione della collezione Oro d’Autore, ma che ha comunque la necessità di rendere produttivi gli spazi per tutto l’anno, cosa finora mai riuscita.

Il rischio è evidente: adesso si mette un toppa, ma fra uno o due anni il pericolo è di ritrovarsi punto e a capo. «Però - ragiona a margine Cagnoni - in uno o due anni possono succedere tante cose».

L’incontro, al tavolo anche il presidente della Camera di Commercio Massimo Guasconi e la presidente della Provincia Silvia Chiassai Martini, si chiude con la firma coram populo che decreta l’inevitabile cessione; con il sorriso di Sandra Bianchi, l’amministratrice che da tutti riceve complimenti; con i dubbi che rimangono ma anche con la speranza che sia stato davvero aperto un percorso nuovo.