Fabbriche aperte: è scontro fra Tratos e Cgil, ma è solo uno dei fronti

Il sindacato: non è un'azienda essenziale, inutile rischio per i 200 dipendenti. Bragagni: vado avanti. Gli altri casi limite. Alle 15 riunione in prefettura

Albano Bragagni

Albano Bragagni

Arezzo, 26 marzo 2020 - E' fguerra aperta alla Tratos Cavi di Pieve Santo Stefano fra sindacati e azienda, che continua a rimanere aperta, ma è soltanto uno dei fronti di battaglia di questo giovedì che teoricamente dovrebbe essere il primo giorno di chiusura ma nel quale ci sono alcune imprese, oltre a quelle sicuramente essenziali come nell'agroalimentare, decise a continuare la produzione.

Tra i casi limite quello della Abb-Fimer di Terranuova, dove il lavoro va avanti nonostante la protesta delle federazioni sindacali dei metalmeccanici. Idem dicasi per la Tca, che pare intenzionata a non fermarsi. Per le 15 è fissata una riunione in prefettura cui parteciperanno anche le parti sociali. Le aziende che ritengono di rientrare nei codici Ateco o nelle filiere essenziali del decreto (a ieri erano 500) danno comunicazione alla prefettura e proseguono. Starà poi alla prefettura, anche per tramite dei controlli della Guardia di Finanza, ordinare eventualmente la chiusura.

"Continuiamo a non comprendere come le produzioni della Tratos di Pieve SantoStefano possano essere considerate essenziali in questa fase di emergenza sanitaria determinata dal coronavirus - commenta Gabriele Innocenti, Segretario della Filctem Cgil. L'azienda continua a rimanere aperta. Produce  cavi elettrici, telefonici e in fibra ottica. Riteniamo che queste produzioni, in base ai codici Ateco e al buon senso, non possano essere ritenute essenziali. Oltre 200 dipendenti continuano quindi ad essere costretti a recarsi al lavoro, affrontando anche trasferimenti in auto, considerando la localizzazione dell'azienda".

La Filctem aveva già inviato una lettera al Presidente Albano Bragagni affermando che "nessun' altra impresa, in Italia o all'estero, sarà costretta a bloccare le attività a causa della mancanza di alimentazione di prodotti da parte della Tratos. Si tratta di un periodo che ci auguriamo breve durante il quale tutti, sia gli imprenditori che i lavoratori, devono mettere al primo posto la salute e al secondo la continuità produttiva. Anche per l'evidente ragione, qualora si guardi solo al reddito d'impresa, che senza la prima non è possibile la seconda".

"Il nostro invito alla riflessione non ha avuto esito - conclude Innocenti. A questo punto segnaleremo alla Prefettura un'apertura che a nostro parere non rientra tra quella autorizzate dal Governo e che mette a rischio la salute dei lavoratori, il più importante capitale della Tratos. E con i lavoratori, nelle prossime ore, decideremo quale risposta dare all'azienda".