Arezzo bersaglio degli hacker: terzi in Italia, l'oro la molla principale

Si tratta di una rete di dispositivi grazie ai quali, all'insaputa dei legittimi proprietari, i criminali informatici possono sferrare attacchi da remoto

Hacker (foto di repertorio)

Hacker (foto di repertorio)

Arezzo, 8 ottobre 2016 - Siamo nel mirino degli hacker. Arezzo è la terza città italiana per computer zombie: quelli cioè in cui i criminali informatici possono sferrare attacchi da remoto. Motivo? Siamo un popolo di navigatori. Sulla rete appunto. Facciamo tantissmi acquisti online e diventiamo spesso preda di criminali del web. Tanto che la polizia postale riceve centinaia di denunce di questo tipo, come confermano anche nella sede aretina di un servizio di intelligence fondamentale.

I crimini più diffusi? Furti di identità e sostituzione di persona. E poi a causa della presenza di oltre mille aziende orafe, frequenti sono i tentativi di sostituzione degli iban al fine di dirottare soldi e bonifici bancari. 

Roma è in cima alla classifica delle città italiane (e terza in Europa, Medioriente e Africa, l'area Emea) . È il dato che emerge da una ricerca di Norton by Symantec. Disponibili anche a noleggio nel Dark Web, le più grandi 'botnet' possono mettere in rete milioni di dispositivi connessi a Internet e utilizzarli in attacchi coordinati. Questi sistemi vengono usati per inviare spam, commettere frodi o cyber-aggressioni che mettono fuori uso un sito web. 

 Oltre alla capitale, in Italia le città più esposte sono capoluoghi di regione come Milano (seconda), Torino (settima) e Firenze (ottava), ma anche città come Arezzo (terza) e Modena (decima), «a testimonianza di come il fenomeno sia trasversale e indipendente dall'importanza politico-economica delle città prese di mira dai criminali», spiega la ricerca.