
Il Tribunale di Firenze ha riconosciuto doppia genitorialità per le mamme di Anghiari
Una battaglia legale durata anni, fatta di carte bollate e attese snervanti, si è finalmente conclusa con una vittoria epocale per una coppia di mamme di Anghiari. Il Tribunale per i Minorenni di Firenze ha depositato una sentenza storica che riconosce la doppia genitorialità delle due donne unite civilmente e l’aggiunta del cognome ai due piccoli da parte della donna che non ha partorito.
La vicenda, che aveva commosso e indignato l’opinione pubblica, era balzata agli onori della cronaca nel giugno del 2022. Due donne, che avevano coronato il loro sogno di famiglia con la nascita di due gemelli tramite fecondazione assistita in Spagna, si trovarono di fronte a una dura realtà: solo una delle due – quella che aveva portato avanti la gravidanza – poteva riconoscere legalmente i bambini all’anagrafe. L’altra, pur essendo la madre genetica delle piccole (gli ovociti erano i suoi), era rimasta di fatto "un’estranea per la legge", senza alcun diritto o dovere formale nei confronti delle figlie. La lotta per il riconoscimento è stata lunga e tortuosa.
Una prima tappa al Tribunale di Arezzo si era conclusa con una doccia fredda: i giudici, pur riconoscendo la piena genitorialità di entrambe "sul piano fattuale", si erano dichiarati impossibilitati ad accogliere la richiesta per mancanza di uno "strumento normativo" specifico. Ma le due mamme non si sono arrese. Grazie all’instancabile lavoro dell’avvocato Ramona Borri(nella foto in alto)del foro di Arezzo, la vicenda è approdata al Tribunale per i Minorenni di Firenze, che ha finalmente rovesciato il precedente orientamento. La sentenza, depositata il 25 marzo 2025, si basa sull’articolo 44, lettera d) della Legge 184/1983 sull’adozione in casi particolari, interpretato in chiave evolutiva e alla luce delle più recenti pronunce giurisprudenziali nazionali e sovranazionali. Il Tribunale ha riconosciuto che la ricorrente e la madre biologica hanno instaurato da tempo una relazione sentimentale solida, basata su una forte intesa e condivisione di valori.
Il percorso di fecondazione assistita in Spagna è stato un progetto condiviso, nato dal desiderio di entrambe di costruire una famiglia. Fondamentale è stato anche l’accertamento della capacità genitoriale delle due donne, che condividono con continuità i processi educativi e di accudimento dei bambini. La sentenza ha inoltre evidenziato come le famiglie d’origine di entrambe le donne appoggino il loro progetto, costituendo un punto di riferimento affettivo anche per i minori. La decisione si fonda sul "miglior interesse" dei bambini. L’adozione, si legge nella sentenza, permette di dare riconoscimento giuridico a un legame che i bambini già vivono, garantendo loro il pieno diritto alla bigenitorialità e la possibilità di crescere in un ambiente solido e protetto. Un altro aspetto cruciale della sentenza riguarda il cognome dei gemelli. Il Tribunale ha disposto che le minori aggiungano, posponendolo al proprio cognome, quello della madre adottiva.
Questa decisione supera l’automatismo nell’attribuzione del cognome paterno o materno, privilegiando l’accordo dei genitori e l’interesse superiore del minore, in linea con le recenti pronunce della Corte Costituzionale. Infine, la sentenza sottolinea un’ulteriore importante novità: grazie a una pronuncia della Corte Costituzionale, si instaurano automaticamente rapporti civili tra il minore adottato in casi particolari e i parenti dell’adottante, estendendo così la rete di tutele personali e patrimoniali al minore e garantendo la sua piena integrazione nella nuova famiglia allargata. "Sono contenta, questa sentenza rappresenta un bel passo verso il riconoscimento dell’interesse dei minori, il solo a interessarci veramente" commenta l’avvocato Borri.