
Amedeo Sereni
Arezzo, 5 gennaio 2019 - Si è lasciato alle spalle un mondo nel quale in fondo non si riconosceva più. Ma lo ha fatto lottando fino alla fine, a 95 anni, contro la malattia che lo aveva aggredito. Proprio come aveva fatto da giovane, partigiano allora e partigiano oggi. Si è spento ieri Amedeo Sereni. Tanti incarichi, tanti ruoli ma su tutto prima l’esperienza della liberazione e poi i lunghi anni da presidente del’Anpi, l’associazione nazionale partigiani. Sullo sfondo una vita mai facile.
Fin da quando a 13 anni, a Castiglion Fiorentino dove era nato, fu testimone di una tragedia: il babbo che in una lite uccide un dirigente fascista. Il padre sarebbe rimasto in carcere 17 anni, lui si sarebbe preso sulle spalle ancora ragazzo almeno in parte il resto della famiglia. Nato nel 1924, aveva lavorato in Germania nell’azienda Tod (quelle che sincronizzavano le armi dell’aereo con le eliche) senza sapere che questo gli avrebbe salvato la vita.
Perchè durante la guerra fu bloccato ad un posto di blocco mentre andava a procurarsi le medicine per un compagno ferito. «Alla prossima curva lo ammazziamo» sentì dire dai due tedeschi rimasti alle sue spalle. Senza immaginare che lui avrebbe capito e si sarebbe gettato in un scarpata: per rialzarsi e poi tornare in farmacia. Mille storie, mille avventure. Fino alla politica attiva.
Consigliere comunale dal 1966 al 1968, poi dal 1969 al ’70 assessore al personale con il sindaco Gnocchi. Quindi l’esperienza in Provincia, ancora assessore al personale, prima con Mario Bellucci (dal 1975 al 1980) e poi con Italo Monacchini. Dirigente del Pci, dopo la svolta della Bolognina era stato tra i fondatori di Rifondazione. Fino alla decisione di dire stop all’attività politica e dedicarsi soltanto all’Anpi.
Aveva l’aspetto burbero dei timidi o di chi aveva accumulato tante cicatrici. Come la morte del figlio Ivan qualche anno fa: in biblioteca c’è una sezione con il suo nome, grazie ai libri che il padre aveva regalato all’ente. Ieri a piangerlo tra gli altri il Pd con Donella Mattesini, Rifondazione e la sua Anpi, della quale era rimasto presidente onorario. Lascia due sorelle e un fratello, che è padre marista, e la moglie Liliana, compagna di una vita. La camera ardente è allestita nella Croce Bianca. i funerali saranno oggi alle 13.45 nel tempio crematorio del cimitero.