Accordo per la nomina di Amendola L’udienza vira sul filone Multiservizi

Chiamati in aula i parlamentari di Coraggio Italia Mugnai e D’Ettore, quest’ultimo causa Covid sarà assente. Traffico d’influenze: secondo l’accusa la contropartita sarebbe stata un prestito a Bardelli

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Un’altra udienza di quelle attesissime questa mattina davanti al tribunale di Arezzo per il processo Coingas-Multiservizi. Giornata dedicata al filone fino ad oggi meno discusso quello sul presunto accordo per la nomina di Luca Amendola alla guida di Multisevizi. Per questo filone l’accusa contesta a Roberto Bardelli, Lorenzo Roggi e Amendola è il traffico di influenze, reato riqualificato dalla corruzione inizialmente contestata.

In particolare, secondo l’accusa la nomina sarebbe stata caldeggiata in cambio di un prestito da parte di una banca nei confronti del consigliere comunale Bardelli per 200mila euro. Prestito che sarebbe dovuto essere utile per non fa saltare la sua attività imprenditoriale.

Tra i teste convocati dall’accusa i due parlamentari aretini Stefano Mugnai e Maurizio D’Ettore, quest’ultimo causa Covid non potrà essere in aula. I due parlamentari all’epoca dei fatti erano tra i leader locali di Forza Italia, oggi sono passati a Coraggio Italia.

In una delle due registrazioni effettuate da Sergio Staderini in un incontro con il sindaco, di D’Ettore il primo cittadino dirà che alla sua telefonata ha fatto il "pesce in barile" aggiungendo "un po’ perché al telefono non voleva parlare...".

Secondo l’accusa Ghinelli si sarebbe mosso nei confronti dei due parlamentari affinché venisse rispettato l’ipotetico accordo tra Bardelli e Amendola alla base della nomina di quest’ultimo in quota Forza Italia. Nella prima registrazione il colloquio a quattro Bardelli-Roggi-sindaco-Staderini in cui il primo racconta della promessa, non onorata di Amendola di fargli avere un prestito da 200 mila euro nel caso fosse stato appoggiato per la nomina, e la seconda, in cui Ghinelli e Staderini discutono di come gestire la problematica emersa.

In aula oggi anche i due commercialisti di Luca Amendola e Roberto Bardelli, oltre a due consiglieri comunali dell’epoca Angelo Rossi e Mery Cornacchini. L’obiettivo dell’accusa sarà quello di fare chiarezza sull’esistenza o meno di un patto che portò alla nomina del vertice di Multiservizi. Secondo quanto affermato in aula a marzo da Claudia Famà funzionaria della Digos "Ci sarebbe stato un accordo tra il consigliere Roberto Bardelli e Luca Amendola per la nomina di quest’ultimo alla guida della Multiservizi". Il racconto della Famà prende le mosse dalle conversazioni registrate da Sergio Staderini, dopo le elezioni del 2015.

"Amendola avrebbe dovuto spostare una parte dei conti correnti della Partecipata presso una banca - ha affermato la funzionaria Digos in aula - così da consentire la benevolenza da parte dello stesso istituto di una linea di credito" per Bardelli che si trovava in difficoltà economica.

"Dall’incontro emerge che Amendola, non aveva rispettato la sua parte di accordo" tanto che "il sindaco Ghinelli si fece carico di parlare con Mugnai e D’Ettore (deputati di Forza Italia) affinché intervenissero con Amendola". Ora le testimonianze in aula. La scaletta di udienze continua a essere serratissima anche in vista di un possibile cambio di collegio. Martedì prossimo infatti si tornerà a parlare della nomina di Francesco Macrì in Estra con la consulenza dell’avvocatessa Rostagno e l’audizione della collega di studio di Pier Ettore Olivetti Rason, già sentita in esame diretto dalla procura.