SILVIA BARDI
Cronaca

A piedi per 2000 chilometri da Canterbury a Roma: "deviazione" per aiutare il Calcit

L'avventura di Giovanni Firpo sulla Via Francigena: e appena rientra in Toscana lancia una raccolta fondi per il comitato: oggin l'incontro con Sassoli

Giovanni Firpo

Arezzo, 5 ottobre 2019 - E’ arrivato in Toscana dopo sessanta giorni di viaggio sulla Via Francigena. E 1600 chilometri dopo Giovanni Firpo, partito da Canterbury il 30 luglio, raggiungerà Roma il 17 ottobre, tappa finale di questo lungo pellegrinaggio di duemila chilometri. Sta raccontando la sua avventura sulla pagina Facebook «Un piede dopo l’altro».

E aveva fatto una promessa, appena avesse messo piede in Toscana, avrebbe dato il via a una raccolta fondi a favore del Calcit. Dopo un primo intoppo visto che il Calcit non è su Facebook, è stato trovato un altro portale per sostenere il comitato aretino nella lotta contro i tumori, https://buonacausa.org/…/un-piede-dopo-laltro-per-il-calcit, e così ecco l’annuncio e l’appello a tutti i pellegrini: «Finalmente online la raccolta fondi a favore del Calcit, sostieni con me questa importante campagna, anche un piccolo aiuto è importantissimo. Un piede dopo l’altro possiamo affrontare anche la sfida più dura. Dai dai dai».

Ma farà di più, una deviazione oggi per arrivare ad Arezzo, un fuori programma che gli costerà un centinaio di chilometri in più, da Monteriggioni fino in città per un abbraccio simbolico con il presidente del Calcit Giancarlo Sassoli, oggi alle 18 in Piazza San Jacopo, per poi riprendere il cammino e il tracciato della via Francigena la domenica.

«Volevo abbinare il mio viaggio con una iniziativa di solidarietà e la prima associazione che mi è venuta in mente è stato il Calcit - spiega Firpo - a cui sono molto legato non solo perché è l’associazione di casa, ma anche perché il tema della lotta ai tumori mi è molto vicino come tantissimi aretini e poi mi ricorda la gioia che provavo quando bambino delle elementari partecipavo con il barchino ai mercatini dei ragazzi. Ho pensato di legare questo percorso di costanza a quello che sta facendo da anni il comitato».

Un piede dopo l’altro continua il pellegrinaggio fatto di difficoltà, come il passaggio del Gran San Bernardo, di solitudine come i 50 giorni in Francia senza incontrare un’anima, e di gioia una volta arrivato al passo della Cisa riconoscendo i colori e i profili della Toscana: «E’ stato subito come se fossi arrivato a casa e mi piacerebbe tanto tracciare un percorso che da Arezzo possa congiungersi con la via Francigena e con la via di San Francesco, magari chiamandolo la Via Etruria»