SILVIA BARDI
Cosa Fare

Quarta: "Suono il violino come se facessi l'amore e amo la musica rock"

L'artista sabato 1 febbraio al Petrarca con il suo personale omaggio a Piazzolla: "Racconterò il tango e il mondo di Astor, ma ci saranno anche sorprese. Basta con le distinzioni fra classica, jazz e rock, portiamo i giovani a teatro". La nostra intervista. Ingresso a un euro per gli studenti

Alessandro Quarta

Arezzo 1 febbraio 2020 - Tatuaggi, orecchini, catene, jeans con fazzoletto che spunta dalla tasca, un musicista "metal". Ma suona il violino. Lo fa da quando aveva tre anni. E con quello strumento in cui mette sangue e sudore, passione e sensualità, dolcezza e forza, ci suona di tutto. Non fa distinzioni e non sopporta più che se ne facciano. E’ conosciuto in tutti i continenti Alessandro Quarta, dal 2017 “Miglior eccellenza italiana nel mondo” per la musica, “Musical genius” nel 2013 per la Cnn. Un’infinità di concerti e collaborazioni e di progetti musicali, ma con un’idea fissa: “Far suonare a un’orchestra di giovani Mozart, Bach, Beethoven, Rolling Stones e Pink Floyd. Lo farò”. Sarà ad  Arezzo per la prima volta sabato 1 febbraio al Teatro Petrarca a presentare il suo ultimo disco dedicato ad Astor Piazzolla (candidato al Grammy) con Giuseppe Magagnino al piano, Cristian Martina batteria, Michele Colaci contrabbasso e Franco Chirivì chitarra per la rassegna Arezzo Classica di Comune di Arezzo, Fondazione Guido d’Arezzo e Casa della musica. Un concerto che annuncia sorprese fra tango, jazz, classica e rock.

“Ho sempre amato Piazzolla ma è un compositore che va affrontato con maturità ed esperienza. Ora sono pronto a mettere giù le emozioni che mi provoca, sensualità, sessualità, nostalgia, tristezza. Racconterò il tango e le sue origini, la storia di Astor e la sua terra. La stessa sfida che c’è nel proporre musiche di Bach, Mozart, Brahms, Ciakovski c’è nel portare un capolavoro di partitura non classica nei più grandi teatri del mondo. E la risposta del pubblico mi ha dato ragione e a me fa stare bene”.

Musica senza confini e senza generi: “Quando Bernstein compose West Side story ai cultori della musica classica non andava bene, ma quanto ci vuole a capire che la musica è una sola, quando Mozart suonava la sua musica mica era considerata classica, la distinzione tra musica colta e musica leggera è una grande baggianata, la differenza sta nelle note scritte per la classica,  mente l’improvvisazioni è per il jazz e il pop, anche se in verità Bach improvvisava. La musica si scriveva per far suonare la gente che non aveva le potenzialità per improvvisare e per armonizzare più strumenti e le orchestre”. 

Eppure sono gli stessi giovani a mettere muri e paletti. “Quando incontro i ragazzi e chiedo se gli piace la musica classica rispondono tutti di no, poi però amano le colonne sonore  di Arancia Meccanica e 2001 Odissea, tutta classica. Facciamola conoscere, cominciamo a dire i nomi dei compositori così come oggi distinguiamo subito Pink Floyd, Dire Straits, Acdc, Santana”. La prima volta da solista ad Arezzo ma non per la Scuola di musica di Fiesole che qui insegna: “Ringrazio la direttrice artista di questo festival, Rita Cucè , che sta portando nomi e formazioni eccezionali dalla Scala a Santa Cecilia. Ho studiato a Fiesole tre anni ed ero la spalla dell’orchestra giovanile, avevo 14 anni, allievo del mastro Piero Farulli. Bisogna spegnere il televisore e riempire i teatri di giovani”. Conosce Rita Cucè dal 1996, si sono incontrati al teatro Petruzzeli di Bari, lei era al suo primo concerto e lui, 22 anni, era la spalla dei due primi violini. Una lunga amicizia e un stima reciproca.

Se in tanti hanno scoperto  Quarta è per averlo visto  affiancare Roberto Bolle nei suoi spettacoli  e il Volo a Sanremo e in tour, nonosante una notorietà mondiale: "Il problema è che purtroppo mai come in questo periodo il livello culturale italiano è stato così basso, e la televisione è l’unico mezzo per attirare l’attenzione di quelle persone convinte che il violino è solo una rottura di scatole o lo strumento usato da chi chiede soldi per strada”. Ma sembra suonare come fosse per strada o a casa, maglietta, jeans, collane e bracciali: “Sono così, anche a casa, venti anni fa ho indossato un frac ma era sopra i jeans. Quando suono devo essere libero, il violino è come fosse la mia donna con cui faccio l’amore e non posso essere vestito. Mentre suono viaggio nelle emozioni, rivedo le mie donne, le mie tristezze, ogni brano una storia, mi risveglio solo quando sento il pubblico applaudire. Anche le catene d’argento fanno parte di me, in tanti me le regalano, anche loro hanno un suono”.

Ma c’è  un altro grande amore: “Il rock, puro, inglese e americano degli anni Sessanta e Settanta, il jazz, il rap di Notorious, anche se suono uno strumento che per anni con quel genere non c’entrava niente, ma con cui ho riscritto arrangiamenti rock. Ascoltate l’inizio della Quinta di Beethoven e ditemi se non è rock. E’ una energia che non sta nella partitura ma nell’esecuzione. E nel concerto ad Arezzo farò tante cose. Il rock ci serve per capire la morbidezza di Bach e Bach ci serve per capire la profondità del rock, se usiamo bene il rock usiamo bene anche Beethoven. E se uniamo queste due anime possiamo riportare i giovani a teatro perché loro sono la nostra unica benzina”.

E proprio ai giovani, agli studenti, la rassegna Arezzo Classica offre la possibilità di andare a teatro con posti nei palchi di quarto ordine al prezzo di un euro. In platea biglietti a 15 euro, palchi dal primo al terzo ordine 10 euro.