MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

L'impegno di Burlamacco, ogni corso dirà no alla prescrizione

Un sostegno al comitato Vittime della strage

Carnevale di Viareggio, nella foto Piagentini

Carnevale di Viareggio, nella foto Piagentini

Viareggio, 2 febbraio 2016 - Nella gioia e nel dolore. E’ questa la promessa d’amore che dovrebbe legare una comunità. Che certamente unisce i viareggini, e si rinnova ogni 29 giugno, dal 2009. Perché Viareggio non dimentica, neppure quando la Passeggiata si apre e «accoglie ogni gaiezza», come scriveva Tobino. In quelle domeniche di assoluta frivolezza, quelle di Carnevale, deve esserci, e ci sarà, tempo per una preghiera laica per le 32 vittime di quella strage ancora senza perché. E per ribadire «No alla prescrizione». Domenica Marco Piagentini, presidente de Il Mondo che vorrei, è andato alla Cittadella.

Dove ha incontrato il commissario Pozzoli, che gli ha offerto uno spazio. Sostenendo la volontà dei familiari delle vittime di raccontare questa storia, la loro storia, in 12 minuti. Uno spazio piccolo, per spiegare com’è vuota la vita dopo una perdita enorme e tentare di fermare il tempo che corre veloce verso la prescrizione e che, scorrendo senza una legge correttiva, rischia di vanificare la legittima ricerca di giustizia e verità. Ogni domenica, presumibilmente prima del corso, sul maxi schermo di piazza Mazzini sarà dunque proiettato il cortometraggio «Ovunque proteggi» di Massimo Bondielli. Quel racconto che, con il volto di papà Marco e di mamma Daniela Rombi, ha portato la strage di Viareggio, la battaglia per la sicurezza sui binari, il coraggio dei nostri uomini e della nostre donne in giro per l’Italia. Ma non è la prima volta che Burlamacco si toglie il cappello di fronte alla strage della stazione.

Era il 27 febbraio 2011, una domenica indimenticabile. Per la prima volta, da ‘quel’ 29 giugno, Marco Piagentini tornò al Carnevale. Di quella giornata, col sole velato, tutto è ancora lì. Intatto. Marco era seduto in tribuna, insieme al presidente Alessandro Santini e all’equipe medica dell’ospedale di Padova che per mesi si è presa cura di lui. Per restituirgli la vita, sospesa dall’esplosione innescata da quel treno merci deragliato nella nostra stazione e privata dell’amore della moglie Stefania e di quello dei suoi piccoli Luca e Lorenzo. Per farlo tornare il più presto possibile accanto a Leonardo. Che lo ha accompagnato, nel 2014 , quando l’allora presidente Stefano Pasquinucci gli chiese di issare la Burlamacca sul pennone di piazza Mazzini. Lui accettò «perché – spiegò in una lettera – posso, anzi voglio, essere felice».