Omicidio Meredith, c'è attesa per la sentenza della Cassazione, Raffaele rischia il carcere

Il delitto di Perugia: oggi i giudici si esprimeranno nel terzo grado di giudizio. Nell'appello-bis i due erano stati riconosciuti colpevoli I FAMILIARI DI MEREDITH: "SPERIAMO CHE LA VICENDA SI CHIUDA"

La casa del delitto (foto Crocchioni)

La casa del delitto (foto Crocchioni)

Perugia, 25 marzo 2015 - Estradizione per Amanda, carcere immediato per Raffaele. Nel giallo infinito di Mez Kercher, sullo sfondo di Perugia, l’ultima tappa di una vicenda giudiziaria che ha tenuto con il fiato sospeso tre Paesi non sarà affidata all’alea. In caso di rigetto dei ricorsi e conferma delle condanne, la legge e la prassi vogliono che sia la stessa Corte di Cassazione a comunicare, anche a mezzo fax, l’esito della camera di consiglio alla procura generale di Firenze, titolata ad emettere un immediato ordine di carcerazione.

Nel capoluogo toscano sarebbero già pronti, come lo erano anche durante la Camera di consiglio della Corte fiorentina quando i giudici dovevano decidere non solo sulla condanna, ma anche sulla misura cautelare richiesta dal Pg. Per Amanda è un’altra storia, ma per Raffaele la carcerazione potrebbe scattare a distanza di poche ore dal verdetto. E così costringerlo a trascorrere già il compleanno dei suoi 30 anni (il 26 marzo 2015) dietro le sbarre.

Sarà l'autorità giudiziaria a decidere l’eventuale prigione. A meno che, come già accaduto in passato per condannati illustri, Sollecito stesso non anticipi l’arresto sul tempo e si presenti spontaneamente in un penitenziario. Magari più vicino a casa, oppure con un regime meno duro rispetto ad altri (sempre che successivamente non venga trasferito altrove).

In attesa della sentenza di appello a Firenze, Raffaele si era affacciato in aula durante la discussione, salvo poi prendere la macchina e allontanarsi – ma lui ha sempre negato una fuga dall’Italia – al nord, cercando di scavallare il valico con l’Austria, all’epoca coperto di neve, per poi riparare in un albergo dove lo stesso proprietario ebbe modo di informare le forze dell’ordine. All’epoca non c’era alcun arresto da eseguire e il giovane pugliese, ribattendo alle malelingue, parlò di una gita fuori porta con la fidanzatina. Stavolta è comunque diverso, perché se è vero che l’ex studente di Giovinazzo non è in carcerazione preventiva, è altrettanto vero che, come misura preventiva, i giudici gli hanno ritirato il passaporto.

Capitolo a parte per l’arresto della Knox. Tra le voci che si rincorrono sul matrimonio e la presunta gravidanza – smentita – dell’americana, quasi a emulare la Sophia Loren della storica pellicola "Ieri, oggi e domani", la questione tecnica di un’estradizione, in base al trattato esistente tra i due Stati è, anche secondo i legali della ragazza statunitense, assolutamente possibile.

In questo caso sarà sempre la procura generale di Firenze a promuovere la richiesta di estradizione al Ministero della giustizia che, previa un’udienza in Corte d’appello, dovrà inoltrare la richiesta di estradizione di una cittadina americana al Dipartimento di Stato del paese a stelle e strisce.

I media degli States, citando fonti dello stesso Dipartimento, sostengono che la ragazza non sarà mai estradata in virtù del ‘ne bis in idem’ – che in America è il divieto del double geopardy, sancito dal V Emendamento della Costituzione – e di una strategia difensiva che gli avvocati italiani, insieme a Robert Barnett, stanno a questo punto mettendo a punto. I legali infatti avrebbero già raccolto consistente materiale che possa provare, dinanzi a una Corte americana che si dovesse pronunciare sull’estradizione, il "pregiudizio" dei giudici nei confronti della Knox. Tra le carte raccolte l’intervista del presidente della Corte fiorentina Alessandro Nencini, il libro scritto da uno dei giudici popolari della prima Corte d’assise che condannò i ragazzi e un video che immortala la folla durante la notte del 3 ottobre 2011, quando i giudici mandarono assolti la Knox e Sollecito all’urlo di "vergogna, vergogna".