Non versano la tassa di soggiorno: nei guai i proprietari di tre alberghi

Scoperti dalla squadra di pg dei vigili urbani. Danno da 150mila euro

Furbetti scoperti dai vigili urbani

Furbetti scoperti dai vigili urbani

Siena, 1 agosto 2015 - Strutture ricettive che hanno fatto le furbe, finendo però nella rete della polizia municipale. Cosa hanno fatto? E’ più esatto dire cosa non hanno fatto: non hanno versato gli introiti della tassa di soggiorno al Comune. Quei soldi, mica pochi tra l’altro, visto che si parla di 150 mila euro, se li sono tenuti. Il nucleo di polizia giudiziaria dei vigili urbani però le ha beccate. Sono tre le strutture che si sono «dimenticate» di versare il denaro della tassa di soggiorno nella casse della pubblica amministrazione. Una dimenticanza piuttosto lunga, dal momento che non sono stati trasferiti al Comune i proventi di tre anni: 2012, 2013 e 2014. Le strutture ricettive in questione vanno incontro a pesanti sanzioni amministrative, fermo restando che nei loro confronti sarà aperto un procedimento penale e che rischiano anche di essere denunciate alla procura regionale della Corte dei conti.

Un’indagine, quella della polizia municipale, condotta in collaborazione con l’ufficio tributi del Comune, e che è durata qualche mese. Adesso per il Comune si tratterà di recuperare quei 150 mila euro, operazione che è già iniziata e che l’amministrazione spera di vedere conclusa quanto prima. «Plaudo alla capacità dei nostri uffici. Hanno portato avanti un importante lavoro che ha permesso di individuare comportamenti irregolari e dannosi per il bilancio comunale – afferma il sindaco Bruno Valentini –. Mi preme comunque evidenziare che la gran parte delle oltre 300 strutture ricettive senesi procede puntualmente alla dichiarazione e al versamento quadrimestrale dell’imposta di soggiorno. L’ultimo consuntivo comunale registra un introito di un milione e 489 mila euro. I controlli anti evasione vanno visti come una tutela per chi ha un comportamento corretto ed è in regola con gli oneri fiscali: chi si comporta in maniera scorretta, infatti, non solo compie un’ appropriazione indebita ma lavora in regime di concorrenza sleale nei confronti degli altri operatori».

Il ricavato della tassa di soggiorno, come si sa, viene investito in promozione turistica e recupero dei beni culturali e ambientali, ma se entrano in ballo i «furbi» tutto si complica.

Marco Brogi