Superata la crisi, Siena Jazz diventa una capitale

Franco Caroni racconta come l'associazione ha superato i momenti difficili e quali sono i progetti per il futuro L'archivio Franchini / I seminari estivi

Caroni

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Siena, 23 luglio 2015 - Franco Caroni è l’anima del Siena Jazz, il cuore di un’istituzione che, come tutta la città, ha vissuto anni difficili e ora inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel. «Non è stato facile - dice - abbiamo dovuto cercare nuove forme di finanziamento, ma se superiamo il 2015 senza scossoni potremo dire che la crisi è alle spalle».

Come ci siete riusciti? «Ci siamo dati da fare: abbiamo guardato fuori Siena, ai ministeri e all’Unione europea. E una spinta importante ci è arrivata dall’autorizzazione a emettere diplomi di laurea di primo livello. Abbiamo un centinaio di studenti e a breve avremo i nostri primi laureati. Presto dovremo partire anche con la specialistica, per cui c’è già il parere favorevole dell’Anvur».

A cosa si deve questo riconoscimento? Perché un giovane dovrebbe laurearsi al Siena jazz? «Perché abbiamo docenti altamente qualificati e un patrimonio bibliografico e discografico straordinario. Non è un caso se, oltre ai nostri ragazzi, ogni anno ospitiamo una cinquantina di studenti che vengono a consultare il nostro materiale per le loro tesi di laurea. Siamo una delle tre-quattro istituzioni più rilevanti d’Europa per la storia del jazz».

Di recente un ulteriore arricchimento è arrivato con la donazione della collezione di Vittorio Franchini, giornalista del Corriere della sera. «Vittorio era un grande amico mio e di Siena. La nuova donazione è la più importante che abbiamo mai ricevuto, un contributo straordinario che accresce il prestigio e il valore culturale della nostra raccolta». Siena Jazz esiste da 38 anni, i corsi sono alla 45ª edizione perché un tempo erano divisi tra estivi e invernali: quali sono le caratteristiche di quest’anno? «Dal 24 luglio al 7 agosto avremo a Siena 105 ragazzi di 15 nazioni, che sono emersi da un’accurata selezione in base al curriculum e alle registrazioni di brani, perché cerchiamo i migliori talenti in circolazione. I docenti sono 32, dedicheremo sicuramente un pensiero a due grandi musicisti che ci sono stati vicini, il pianista John Taylor e il trombettista Marco Tamburini, scomparsi di recente».

E per i concerti? «Sono in programma circa cento esibizioni, in particolare nelle Contrade, perché riteniamo un grande valore unire la qualità dei nostri musicisti con l’unicità della città. E poi stiamo valutando le possibilità per un evento in città». Pensa mai alla possibilità di affiancare concerti di grande richiamo alla scuola di altissima formazione? “Non credo sia una strada percorribile, per almeno due questioni. È sempre mancato uno spazio adeguato per fare concerti a pagamento, ma soprattutto contrariamente a quanto si pensa queste iniziative sono possibili solo se coperte da sponsor rilevanti, altrimenti da sé non si ripagano».

La formula quindi ha una sua logica ed è vincente così? «Credo che Siena jazz possa essere considerata una vera eccellenza di questa città. La formula è un po’ abusata, ma io la intendo nel suo significato profondo: è un’eccellenza perché è riconosciuta a livello internazionale, come centro di formazione e di studi pratici e teorici sul jazz. Semplificando, possiamo dire che nel nostro genere siamo quello che è la Chigiana per la musica classica. E di questo tutta la città deve essere orgogliosa».