Siena cerca di prendere il treno

Il commento

Francesco Meucci

Francesco Meucci

Siena, 14 febbraio 2016 - SONO UNDICI chilometri di monobinario che di per sé non rappresenterebbero un grossissimo problema. Non tale, almeno, da giustificare un investimento da 40 milioni di euro per raddoppiarli e gli hurra bipartisan all’annuncio che tale intervento si farà. Siamo tra la stazione ferroviaria di Empoli e quella di Granaiolo, amena località distante appunto undici chilometri dalla cittadina fiorentina in direzione Siena. E’ un tragitto dove i treni passano uno alla volta: solo quando uno è arrivato, un altro può partire. Chi usa questa tratta sa bene di cosa stiamo parlando: ore e ore di ritardi solo perché, magari, un convoglio è fermo e l’altro non può partire. Disagi, attese, ingiurie per una infrastruttura che così com’è è inevitabilmente poco funzionale. Per Siena, soprattutto, dove infatti i collegamenti da una parte con Firenze e dall’altro con le zone costiere sono roba da medioevo.

Su gomma si usano il raccordo Siena-Firenze (e tanto vale fare uno scongiuro prima di partire) o l’eterna incompiuta Siena-Grosseto. Su rotaia, appunto, ci si deve affidare alla buona sorte nella speranza di trovare il monobinario sgombro. Una volta terminato il raddoppio, invece, da Siena si andrà a Firenze in un’ora che è un tempo «umano» e sostenibile. Capace, speriamo, di far superare a Siena quel «gap» infrastrutturale che negli anni delle vacche grasse era una specie di segno distintivo, quasi una diversità da ostentare per rimarcare la propria indipendenza da tutto e da tutti. Oggi, dopo la crisi del Monte, invece, la città ha un bisogno drammatico di non perdere il treno in tutti i sensi. Sarà per questo che per il raddoppio della Empoli-Granaiolo hanno esultato di più i senesi che i fiorentini o gli empolesi