Rettore querela un professore

"Frasi denigratorie" sul blog e Riccaboni chiede centomila euro di risarcimento

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Siena, 20 ottobre 2014 - Il rettore dell’università Angelo Riccaboni ha querelato per diffamazione il professor Giovanni Grasso per quanto quest’ultimo aveva scritto l’11 febbraio del 2013 sul proprio blog «Il senso della misura». L’articolo oggetto di querela si intitolava «E’ necessaria l’interdizione di Riccaboni dalla carica di rettore dell’università». Nel corpo dell’articolo lo stesso querelante ha ravvisato delle frasi che secondo quanto si legge nella sua costituzione di parte civile «palesamente denigratorie e fondate su una falsa rappresentazione della realtà». Il querelato è stato rinviato a giudizio e verrà difeso dall’avvocato Luigi De Mossi, mentre il rettore che ha deciso di costituirsi parte civile verrà rappresentato legalmente dall’avvocato Paolo Di Mattia del foro di Firenze. Lo stesso reattore ha avanzato una richiesta risarcitoria pari a centomila euro da devolvere interamente per l’assegnazione di borse di studio ad enti o istituzioni con finalità di ricerca.

La posizione del professor Giovanni Grasso verrà presa in esame dal giudice Cavaciocchi. La prima udienza è stata fissata per il 12 marzo del prossimo anno. In prima battuta la querela presentata dal rettore Angelo Riccaboni era stata «affidata» al pm Aldo Natalini. Quest’ultimo dopo aver esaurito la procedura nei confronti del querelato aveva emesso decreto di citazione diretta a giudizio. A fronte di questo siamo arrivati alla fissazione della prima udienza. Intanto il rettore attraverso il suo legale ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale a carico di Grasso perché nello scorrere quanto scritto l’11 febbraio del 2013 sul blog di Grasso si era sentito diffamato. Praticamente come scrive il suo legale nella dichiarazione di costituzione civile Riccaboni è stato «espressamente accusato della commissione di reati» e vengono attribuite al rettore «condotte illecite senza fornire alcuna motivazione a sostegno».

«Immotivati i giudizi personali e in tutte le frasi risulta ampiamente superato il limite della correttezza delle espressioni». A fronte di questo il legale del rettore parla di «danni alla reputazione e all’onorabilità» del suo assistito. Da parte sua l’avvocato Luigi De Mossi chiamato a difendere il professor Giovanni Grasso accusato del reato di diffamazione sta preparando una serie di atti e documenti che verranno mostrati nel corso dell’istruttoria dibattimentale.