Getty, stregato dalla Festa. Una vittoria attesa trent’anni

Il proprietario di Polonski e l’amore per i cavalli

Polonski

Polonski

Siena, 28 agosto 2015 -  «SI ERA già capito nel Palio della Torre che andava. Grintoso, non un freddone. Quando l’ho visto primo a San Martino, Polonski, dietro Mocambo... Dopo tanti anni di magra due cavalli miei che lottano il Palio... Fino all’ultimo bisogna aspettare, non si sa mai. Ma ho urlato tanto, più che altro perché avevo interrotto questa sorta di tabù. Da 30 anni portavo i cavalli in Piazza ma nessuno era riuscito ancora a vincere». Sembra un senese, Mark Harris Getty. Di quelli nati sulle lastre, quanto a passione per la Festa. Mai ostentata, semmai condivisa con gli amici di sempre tenendo sempre il low profile. Lui che sotto i riflettori praticamente c’è nato essendo nipote del fondatore della Getty Oil e facendo parte, dunque, di una delle famiglie più in vista del pianeta.

Tuttora ha una proprietà ad Orgia.

«Sono cresciuto qui e a Roma, queste le due ‘capitali’ della mia infanzia. Entrambe importanti. I genitori comprarono una casa quando ero molto piccolo. Così sono entrato in contatto con il Palio».

E da allora non l’ha mai mollato.

«I primi che ho visto saranno stati quelli del 1967, 1968, poi il Palio della Luna del 1969. E’ stato grazie ad alcuni amici come Furio Brocchi e Marcello Cateni, per esempio, che mi sono appassionato ai cavalli. Una cosa che poteva sembrare l’avventura di un’estate è diventata la passione di una vita».

Però non si è avvicinato a nessuna Contrada.

«I contradaioli sono quelli che nascono a Siena. Sarebbe stato come fare carte false. Nel Palio c’è tanto anche per chi non appartiene ad una delle 17. Ed io avevo la possibilità di partecipare come proprietario di cavalli».

I primi presentati?

«Amore e Barbarella nel 1985».

Quelli rimasti nel cuore?

«Amore, il primo, un grande carattere. Siccome ho un debole per i grigi anche Zucchero, veloce e brillante. Perse il Palio nella Pantera quando Aceto vinse l’ultimo della sua Carriera. Emotivamente sono molto legato a questi due».

E’ stato Polonski, però, tanti anni dopo, a regalare a Getty il successo.

«Alla fine arriva per tutti il momento».

Non ha mai pensato di smettere di portare i cavalli in Piazza?

«A spingermi è sempre stato l’amore per il Palio, manifestazione unica e irripetibile. E la passione per questi animali».

Era in palco per l’Assunta?

«Certo. Lo guardo di solito con Furio, con Dado, con Francesco, con Dario (Colagè, che allena alcuni suoi cavalli, ndr). Ci sono anche ospiti, qualcuno ha visto la corsa più di una volta. Però amo vederlo con le persone con cui sono cresciuto. Non manco mai al Palio dagli ultimi anni ’70».

Agli animalisti che hanno manifestato contro la Festa cosa direbbe?

«Spetta ad altri, non a me pronunciarsi. Credo comunque che abbiano il diritto di parlare e di avere le loro opinioni. Ritengo però che non si rendano conto di ciò che significa, del senso delle Contrade e di Siena come città. Si sbagliano totalmente nel capire l’oggetto del contenzioso».

Da tanti anni tiene i cavalli da Trecciolino.

«Da oltre un decennio. Però lo conosco da molto prima, quando era all’inizio della carriera, nella Civetta. Un giovane promettente, si capiva che aveva qualcosa dentro. Un modo straordinario di percepire le cose ma anche di capire gli animali, le loro potenzialità. Non tutti infatti possono diventare fenomeni in Piazza».

Getty va a cavallo?

«Ho smesso, può essere pericoloso. Ho 54 anni, meglio stare a piedi se non ti alleni regolarmente».

Ha trasmesso la passione per il Palio alla sua famiglia?

«L’amore per Orgia e il mondo delle amicizie che ci sono qui, sì. Ma la passione per il Palio è strettamente mia e della mamma, che adesso ha 83 anni. E’ proprio patita. Non manca mai a Siena. C’era anche il 17 agosto, in Piazza. Una bella emozione».

Conosce Brio?

«Andrea lo conosco da una vita perché stava a Rosia. Così come il babbo e la mamma, da tanto. E’ un amico. Tittia invece lo vedevo quando lavorava da Trecciolino però non ho mai avuto l’occasione di stringere il rapporto».

Chissà, dopo questa vittoria...

«Sono andato a trovare Polonski nella stalla, dopo il successo. Avrebbe potuto correre un Palio a sorpresa, tanto stava bene. Complimenti alla Selva. Tittia l’ho visto poi in Contrada, era molto felice. Un grandissimo fantino, gli auguro una brillante carriera».