Fine del precariato in Comune. Stabilizzati in quattordici su diciotto

Si chiude la lunga vertenza. Solo quattro scelgono la proroga

Il Palazzo comunale di Siena

Il Palazzo comunale di Siena

Siena, 23 aprile 2015 - LA RIUNIONE di giunta di oggi dovrebbe mettere il sigillo definitivo alla stabilizzazione degli ultimi 18 lavoratori precari rimasti in quota all’amministrazione. Si chiude, così, una lunga trattativa che sembrava risolta già lo scorso ottobre, con l’approvazione del piano verso la «precarietà zero», e che invece si è trascinata oltre, anche a causa della legge di stabilità e della circolare emanata dal ministro Madia per il riassorbimento dei lavoratori delle province.

FACCIAMO ordine. La stabilizzazione dei precari – annunciata come una delle «cose fatte», fiore all’occhiello della giunta – è possibile reinvestendo il 50 per cento delle risorse recuperate con i prepensionamenti nel 2012 e 2013: un ‘tesoretto’ di circa 165mila euro, utile per assorbire i 18 lavoratori al 42 per cento del monte ore attuale. Il provvedimento, poi, era stato rinviato con la speranza di poter utilizzare, così, anche i fondi residui del 2014 e innalzare quelle percentuali, come richiesto anche dai sindacati. Ma la nuova normativa ha annullato l’opzione, inserendone tuttavia un’altra: una proroga dell’attuale forma contrattuale per tre anni, fino al 31 dicembre 2018, in deroga a ogni legge sul precariato. Così ai lavoratori sono state prospettate due possibilità: accettare di essere assorbiti a tempo indeterminato, ma al 42 per cento del contratto, o prorogare di tre anni la condizione attuale, senza avere poi alcuna garanzia sul futuro. «E’ una scelta complicata che rientra nella sfera strettamente personale – afferma l’assessore Mauro Balani – e per questo non abbiamo voluto farla noi, ma lasciare decidere il singolo dipendente».

ALLA FINE, 4 lavoratori hanno scelto la proroga, mentre gli altri 14 hanno optato per la stabilizzazione, pur vedendosi dimezzare il contratto. Anche se le percentuali non sono ancora definite: le quattro ‘rinunce’, infatti, sbloccano altri fondi che saranno adesso ripartiti tra gli stabilizzati, valutando caso per caso, ma – assicurano a Palazzo – tentando di garantire a tutti almeno la soglia del 50 per cento. «La qualità dei servizi offerti da questi dipendenti e il loro senso di appartenenza all’ente, nonostante la precarietà – aggiunge Balani – sono tra gli elementi che ci hanno indotto a impegnarci per trasformare il rapporto a tempo indeterminato». Già, perché molti di questi precari – alcuni dei quali con storie ultradecennali – sono in uffici strategici, come la cultura o i servizi aperti al pubblico e, addirittura, il Santa Maria della Scala. Nodi che sono stati dichiarati come ‘strategici’, almeno sulla carta, da tutte le ultime amministrazioni e che invece sono ancora in bilico. Ieri, intanto, si è tenuta l’udienza del ricorso collettivo dei dipendenti sulle indennità atipiche contestate dalla Corte dei Conti: il giudice Delio Cammarosano ha aggiornato al prossimo 27 novembre.