I giovani non credono alle bufale. "I vaccini? Utili per la salute"

Indagine tra gli universitari

PREVENZIONE Gli studenti universitari credono nella validità dei vaccini

PREVENZIONE Gli studenti universitari credono nella validità dei vaccini

Siena, 20 maggio 2017 - I giovani sono più attenti di quel che si pensi ai vaccini: oltre l’80%, ritiene che i benefici del vaccino contro morbillo, parotite e rosolia superino i rischi e più del 70% che i bambini sani dovrebbero essere obbligatoriamente vaccinati per frequentare la scuola. E’ il primo verdetto dell’indagine condotta dal Laboratorio analisi politiche e sociali dell’Università di Siena sui giovani, gli stili alimentari e la salute, appena pubblicata. Una ricerca presentata ieri in occasione del Millennials Lab, laboratorio internazionale al Santa Chiara Lab: si basa sui dati raccolti nelle interviste a 1.052 ragazzi, tra i 16 e i 35 anni, volte a comprendere appunto gli stili di comportamento alimentare dei giovani italiani.

E non è l’unica interessante lettura: l’indagine infatti rivela che i giovani sono attenti ai prezzi più che alla qualità degli alimenti che consumano, si informano principalmente da famiglia e medici, non si fidano dei social media sui temi dell’alimentazione e della salute e ritengono che l’industria alimentare non lavori sempre nell’interesse dei consumatori.

Ma allora cosa orienta i Millennials nell’avvicinarsi al cibo? Quali i criteri nelle scelte e nei consumi? Non ci sono dubbi, è il prezzo il fattore che incide di più nella scelta dei cibi, con il 91% degli intervistati che lo indica come molto o abbastanza importante, seguito dalle proprietà nutrizionali e dalla stagionalità del prodotto (85% e 84% del campione), dalla provenienza italiana (83%) e dall’affidabilità del brand (81%).

Consistente la quota di giovani, circa il 40% del totale, che è disponibile in linea di principio a consumare in modo ecologicamente sostenibile, anche se tra i vari stili di consumo alimentare la categoria che primeggia con il 31% è quella che degli ‘agnostici alimentari’, ovvero coloro che fanno un uso misurato sia degli alimenti qualitativamente superiori (biologico, mercato equo e solidale, marchio dop, igp, docg) che del cosiddetto junk-food. Solo il 23% dei giovani italiani, infine, dichiara di aver fiducia nelle informazioni veicolate sui social media sui temi di alimentazione e salute, in minor misura anche rispetto a televisione (32%), radio (38%) e quotidiani (41%). Al primo posto tra le fonti affidabili vi sono invece la famiglia e i medici di base, che raccolgono rispettivamente l’88% e l’83% di consenso degli intervistati. «Dalla nostra indagine – la sintesi del professor Pierangelo Isernia, direttore del dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive – emerge un quadro diversificato degli stili alimentari dei giovani italiani. La maggioranza è potenzialmente attenta e consapevole delle proprie scelte alimentari, ma, anche per la difficile situazione economica del paese le considerazioni di convenienza e di prezzo, sono preminenti. I giovani sono scettici verso la grande industria e la maggioranza teme che essa manipoli la qualità dei prodotti per interessi economici».

p.t.