La centrale a biomasse non si fa: Tar boccia Comune e Regione

Il tribunale accoglie i ricorsi contro il progetto a Monticiano

Il comitato contrario alla centrale, mentre la freccia indica il luogo deputato ad accoglierla

Il comitato contrario alla centrale, mentre la freccia indica il luogo deputato ad accoglierla

Siena, 15 luglio 2015 - Adesso è ufficiale. La tanto discussa centrale a biomasse nel comune di Monticiano non si farà. Il Tar della Toscana ha annullato gli atti relativi all’autorizzazione concessa alla società Renovo Bioenergy. La procedura scelta dall’amministrazione comunale si affidava a una legge regionale, ma secondo i giudici amministrativi questa è in contrasto con una direttiva europea, la 2011/92. Quindi, tutto da rifare. La norma regionale non prevede la procedura di valutazione d’impatto ambientale per le centrali di dimensioni simili a quella che sarebbe dovura sorgere a Monticiano. Il diritto comunitario, invece, parla chiaro: oltre alla dimensione (0,999 mega watt in questo caso) bisogna tenere conto anche di altri criteri, tra i quali anche la densità di popolazione, la localizzazione e l’impatto con l’area geografica.

Inoltre, la zona in cui sarebbe dovuta sorgere la centrale è confinante con un’area «Sic» (sito d’interesse comunitario) all’interno del quale si trova anche una riserva naturale, a 400 metri dal centro del paese e a poco più di un chilometro in linea d’aria dell’abbazia di San Galgano, nel comune di Chiusdino. Quindi, serve la valutazione di impatto ambientale. Erano stati tre i ricorsi al tribunale amministrativo regionale, una vera e propria guerra legale contro il Comune di Monticiano. Il primo ricorso, in ordine di tempo, è stato presentato da una struttura ricettiva del territorio chiusdinese, il secondo dallo stesso comune di Chiusdino e il terzo dal comitato «Ambiente e Salute Monticiano» (questi ultimi due sono stati assorbiti in sede di giudizio dal primo).

La sentenza – emessa dal Tar dello scorso 26 marzo, ma resa noto in forma compiuta solo un paio di giorni fa – dice in sostanza che nello ‘scontro’ tra il Comune di Chiusdino e quello di Monticiano, il primo ha avuto la meglio. Una lotta fratricida tra i due comuni della val di Merse, governati da amministrazioni della stessa area politica, dove ognuno ha rivendicato i suoi diritti. Monticiano a realizzare la centrale in quell’area, Chiusdino a tutelare il suo bene più importante, nonché uno dei luoghi di maggior richiamo artistico della Toscana, la famosa abbazia cistercense di San Galgano. La sentenza del tribunale amministrativo, forse la prima in Toscana per casi di questo tipo vista la mancanza di riferimenti a casi analoghi sul territorio regionale, farà felice tutti coloro che ritenevano l’entrata in funzione della centrale, con le sue decine di migliaia di tonnellate di cippato bruciate ogni anno e all’occorrenza anche sansa e vinacce vergini, un rischio per l’impatto che poteva provocare.

Il sindaco di Monticano, però, non ci sta a definirla una sconfitta. «Non è stato messo in discussione l’operato del Comune bensì la legge regionale che noi abbiamo applicato - precisa Sandra Becucci - La sconfitta politica c’è stata all’inizio di questa vicenda, ma non adesso e credo che in questo caso abbiamo perso tutti». Adesso l’azienda Renovo vedrà il da farsi, se lasciare perdere e andare a costruire da un’altra parte, oppure ripartire da zero e chiedere la valutazione di impatto ambientale. Una procedura senz’altro lunga e complicata.

Annarita Boschetti