Auto vola nella scarpata con dentro bimbo: «Mi sono precipitato e ho salvato il piccolo»

Paura ai Cappuccini, il racconto dell’infermiere-eroe. Il bambino è al Meyer di Firenze

La gente del quartiere guarda verso la scarpata dove è finita la macchina con il bambino

La gente del quartiere guarda verso la scarpata dove è finita la macchina con il bambino

Siena, 2 settembre 2015 - «Prima quel rumore singolare, come uno scarrozzio. Poi le urla. Chiedevano aiuto. ‘Dentro l’auto c’è mio figlio’, si disperava la donna. Non c’ho pensato due volte e sono corso a salvarlo». E’ a Francesco Priori, infermiere delle Scotte, che il piccolo di neppure 4 anni deve la vita. Ha sfidato pericolo e rovi pur di soccorrerlo, dopo che il bambino era finito nella scarpata sotto casa, dentro l’auto di famiglia che probabilmente si è sfrenata. Da ieri Francesco è il suo ‘angelo’. Il volto che sognerà nei momenti tristi. L’amico che stringerà forte quando tornerà a casa. Ai giocattoli lasciati nel terrazzino dell’abitazione al primo piano di un blocco di case in mattoncini, in fondo a una traversa di strada dei Cappuccini dove i ragazzi si divertono con calcio e basket nel campetto recintato.

«UN MIRACOLO», è la parola che mette d’accordo tutte le famiglie della via ripensando alla folle corsa della Matiz color arancio che ormai si scorge appena in fondo alla scarpata, inghiottita da sterpaglia e rovi. E che solo oggi si riuscirà a recuperare in sicurezza. «E’ stato portato al Meyer di Firenze», il tam tam fra i residenti del quartiere che fanno a gara ad informarsi sulle condizioni del bambino, figlio di una coppia di peruviani perfettamente integrata. E benvoluta. Portato alle Scotte dall’ambulanza della Pubblica assistenza, intervenuta sul posto insieme al 118, non sarebbe in pericolo di vita seppure in condizioni delicate. E’ stato comunque trasferito, come prevedono i protocolli, all’ospedale Meyer.

Un miracolo davvero. Basta gettare l’occhio verso la gola che si apre a due passi dall’abitazione del bambino per sentir correre un brivido. A ricostruire la dinamica dell’accaduto saranno le forze dell’ordine. Carabinieri e Polizia municipale sul posto. Cercheranno di comprendere cosa è accaduto negli attimi in cui la madre, unitamente al figlio e alla bambina più piccola, stava uscendo. «Si recavano al parco», spiega Giulia, la moglie dell’infermiere-eroe. «La vettura era parcheggiata davanti a casa», aggiunge la donna. Forse il tempo di chiudere a chiave il portone, il piccolo che si sistema nel sedile. La macchina che pare ‘fatata’ e si muove. La strada in quel tratto è in discesa, acquista velocità, schianta la protezione metallica come fosse un apriscatole e continua dritta verso il burrone. «Saranno state le 18, forse poco dopo. Mi preparavo per andare in bicicletta – racconta Francesco Priori mentre un nugolo di vicini ascolta le sue parole con ammirazione – quando ho sentito quel rumore metallico. Poi le urla, le richieste di aiuto. La disperazione. Qui ci conosciamo tutti. Sono corso da loro. E quando ho realizzato cosa era successo, il piccolo nell’auto dentro la scarpata, non ci ho pensato due volte. Conosco la zona».

E’ sceso nel burrone?

«Sì. A perdifiato. La macchina era rovinata, il bambino però dentro non c’era, sbalzato fuori nell’urto. Lo sentivo piangere ma non lo vedevo. Sono salito sul tetto della vettura e l’ho scorto».

Cosa ha provato?

«Sollievo ed emozione allo stesso tempo: era seduto, piangeva appunto. A circa quattro metri dalla Matiz, nell’incavo di uno scolo d’acqua fortunatamente secco. Sono infermiere, lavoro in sala operatoria, per tanto sono stato in cardiochirurgia e ora in Otorino. Ho capito che potevo portarlo via. L’ho preso in collo provando a risalire ma lui non si aggrappava, era disorientato. Così ho scelto una strada diversa, in mezzo ai rovi (mostra le gambe graffiate, ndr)».

I familiari?

«Il padre è arrivato dopo, pensava che fosse sempre dentro l’abitacolo. Mentre mia moglie parlava con i vigili del fuoco io l’avevo già adagiato sul divano di casa sua dove poi è stato immobilizzato e curato dai sanitari prima di volare alle Scotte».

Cosa prova adesso?

«Sono felice, ovvio. Quando ho visto che era seduto e piangeva... anche se aveva i segni dell’incidente... Tutto a posto...».

E’ buio, ma prosegue il via vai alla scarpata, protetta da nastro bianco e rosso. Tutti tornano indietro sbigottiti. Miracolo a Siena.