Mario Brunello: "Porto il mio violoncello dal deserto alla montagna"

Al via a Sarzana il Festival della mente, 38 incontri imperdibili

Mario Brunello (foto Fototeca Tentino sviluppo spa)

Mario Brunello (foto Fototeca Tentino sviluppo spa)

Sarzana (La Spezia), 3 settembre 2015 - Trentotto tra incontri, workshop, spettacoli e conferenze: è il Festival della Mente, prima kermesse in Europa dedicata all’indagine sui processi creativi, da venerd' 4 a domenica 6 settembre a Sarzana (www.festivaldellamente.it). Apre l’edizione 2015 la lezione del filologo e storico Luciano Canfora “Augusto: la morale politica di un monarca repubblicano”. Tra gli ospiti scrittori, scienziati e artisti come Arturo Pérez-Reverte, Melania Mazzucco, Massimo Ammaniti, Guido Barbujani, Giuseppe Battiston. Tra loro, accomunati dall’amore per la montagna e il silenzio dei grandi spazi, il grande scalatore Maurizio Zanolla (alias Manolo), classe 1958, pioniere dell’arrampicata libera (CLICCA QUI PER L'INTERVISTA A MANOLO), e il violoncellista Mario Brunello, due anni più giovane, famoso per aver portato la musica classica sulle più alte vette alpine: sabato alle 15,30 terranno banco su “La montagna e il silenzio”. Domenica si passerà alla pratica con un trekking sulle Alpi Apuane: Mario Brunello e il pubblico giungeranno a Foce Rasori (1315 metri, in provincia di Massa Carrara), dove il musicista suonerà le Suites di Bach alle 15 in un concerto realizzato in collaborazione con Musica sulle Apuane (iscrizioni già chiuse).

Ne abbiamo parlato con Brunello: ha portato la musica classica sulle vette alpine per liberarla dai cliché dei concerti in teatro e per immergerla nel silenzio.

Com’è nata questa... variazione?

Andare oltre la porta di casa è un’abitudine della mia famiglia. In gioventù suonavo la chitarra e, quando ero in montagna, non c’era veramente niente altro da fare: grandi studiate e grandi lavorate. Uscire e mettermi a suonare in mezzo alla natura è venuto da sé.

E farlo davanti a un pubblico?

L’idea ha preso corpo in Trentino, 20 anni fa; un’iniziativa che andava fuori dalla consuetudine, un’offerta che realizzava veramente quello che pensavo: portare lo strumento in mezzo alla montagna, altro mio grande amore.

Rigorosamente a piedi.

Certo, e senza eccezioni, tranne una: tempo fa una signora arrivò in ritardo e a bordo di una jeep (i mezzi a motore sono banditi). Era non vedente e aveva voluto farsi portare in mezzo alle Dolomiti per ascoltare la musica. Il paesaggio non c’entra niente, c’entra lo spazio: l’ho apprezzato.

Lei ha definito il violoncello “un tronco che suona” ma interpreta con un prezioso Maggini del Seicento appartenuto a Benedetto Mazzacurati: un valore aggiunto?

Beh, sì. Per questo l’ho scelto. Suonare con il mio Maggini mi emoziona sempre, sento qualcosa in più. Talvolta mi scopro a immaginare quale grande del passato abbia ascoltato le sue note: Boccherini, Bach (ride, ndr).

Le Dolomiti la vedono spesso protagonista: spiritualità e la montagna le si addicono?

E non solo. Ho iniziato a percorrere anche la strada dei deserti. Il denominatore comune resta lo stesso: il silenzio. È impareggiabile la gioia che dà a un musicista; niente sala da concerto, né acustica perfetta, ma uno spazio silenzioso e infinito che abita la mente dell’esecutore e del compositore.

Allergico ai limiti fisici e mentali, geografici e strumentali, riesce a spaziare dai ghiacciai alle isole, dagli arazzi del Palazzo Borromeo alle celle del carcere...

Senza problemi. La musica è un linguaggio che va ascoltato, la sua funzione è anche quella di far evadere e far trovare soluzioni mentre la si ascolta, dare l’indipendenza.

Per questo ha lasciato l’Orchestra del Teatro alla Scala nella quale suonava nei primi anni Ottanta?

L’arte non può rimanere confinata fra le mura dei teatri e dei musei, deve arrivare nella vita di tutti, essere più... democratica. In una sala da concerto il silenzio è teso, carico, soffocante, fatto dal “non parlare” di tante persone. Ma in alta montagna, nel deserto, in un monastero il silenzio è sovrano.

Tra i tanti luoghi insoliti dove ha scelto di suonare quale ricorda?

Il deserto, con la sua totale assenza di rumore. È il luogo dove veramente avverti la presenza viva del silenzio. Ma anche la montagna... ha molto in comune con la musica: sono entrambe incommensurabili.