Sparò a Giangrande, condanna definitiva per Preiti

La Cassazione conferma i 16 anni. La figlia Martina: "Speriamo che questo sia il punto definitivo da mettere a questa storia"

Il maresciallo Giangrande con la figlia Martina (Foto Attalmi)

Il maresciallo Giangrande con la figlia Martina (Foto Attalmi)

Roma, 6 maggio 2016 - Luigi Preiti, l'uomo che sparò ai carabinieri davanti a Palazzo Chigi il giorno dell'insediamento del governo Letta, non ha più nessuna speranza di vedersi riconosciuto il vizio di mente. È definitiva la sua condanna a 16 anni per tentato omicidio. A causa di quegli spari rimase gravemente ferito il maresciallo pratese Giuseppe Giangrande.

Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione che ha rigettato il ricorso della difesa che chiedeva il riconoscimento della seminfermità mentale. Il collegio, presieduto da Renato Cortese, ha accolto le richieste del pg che aveva sollecitato la conferma della condanna della Corte di appello di Roma del 10 febbraio 2015, e di quella di uguale tenore del gup di Roma, emessa con rito abbreviato. Il sostituto procuratore generale della Cassazione Giuseppe Corasaniti, che stamani ha rappresentato l'accusa, non ha concesso sconti alle azioni di Preiti.

"C'è stato dolo omicidiario e non delirio" e, ha affermato il pg, "sedici anni mi sembrano una pena adeguata, e comprensiva delle ragioni della difesa, di fronte a un fatto così grave".

Preiti, operaio calabrese in difficoltà economiche, aveva puntualmente pianificato il suo clamoroso e tragico gesto. "Non si è presentato nella piazza di un piccolo paese, deciso a farla finita e sparando al primo carabiniere, per essere ucciso a sua volta. In quel caso avremmo dovuto esaminare un'intenzione suicida eclatante. Invece Preiti - ha ricostruito il pg nella sua requisitoria - il 28 aprile 2013 si è spostato in treno, ha acquistato il biglietto da Rosarno a Roma, dotandosi di una cartina e di una pistola con matricola abrasa. Era una persona con problemi come tante migliaia di persone in questo Paese. Tutti allora dovrebbero organizzarsi per commettere un omicidio di fronte alla prima divisa".

Preiti, nelle prime battute dell'inchiesta, aveva dichiarato di voler sparare ai politici, che quel giorno non erano in piazza però. Il governo al completo si era recato al Quirinale per il giuramento. Davanti a Palazzo Chigi c'erano i carabinieri. Prieti ha indirizzato i suoi colpi verso quattro di loro, ferendo gravemente in particolare Giuseppe Giangrande.

"Stiamo parlando di un soggetto che sparando il primo colpo non si è poi puntato a pistola alla testa, come nei film americani, è stata un'azione compiuta a braccia tese - ha proseguito il pg - . E solo per la capacità dei carabinieri che lo hanno fermato non ha potuto compiere una strage nel pieno centro di Roma".

Martina Giangrande, figlia del maresciallo Giuseppe Giangrande, rimasto invalido per le ferite, accoglie la decisione della Cassazione augurandosi che ora "ci sia finalmente un punto fermo, definitivo da mettere a questa storia. È quello che ci siamo detti anche con mio padre". Quanto all'entità della condanna, afferma la giovane, "dire se 16 anni sono tanti o pochi è irrisorio, inutile, perché non cambia niente".