«Sempre più divorziati nei guai»

Viaggio in un'agenzia di recupero crediti

Laura Gianfaldoni, amministratore delegato di Credires, colosso pontederese

Laura Gianfaldoni, amministratore delegato di Credires, colosso pontederese

Pontedera, 29 febbraio 2015 - "Le cause che portano all’indebitamento? Fino a qualche anno fa avrei detto: la perdita del lavoro. Ora, invece, corre di pari passo un fenomeno emergente: restano sempre più indebitate le famiglie che si separano". E’ l’analisi di Laura Gianfaldoni, amministratore delegato di Credires: colosso pontederese del recupero crediti in tutto il centro Italia.

Gianfaldoni, che cos’è un’agenzia di recupero crediti?

«Sostanzialmente noi agiamo per conto di chi deve avere dei soldi: aziende, privati, ma soprattutto finanziarie. Chi non riesce a riscuotere si rivolge a noi per provare a recuperare quanto gli spetta. Ovviamente noi abbiamo una percentuale sul credito recuperato».

I ‘debitori’ nella nostra zona sono aumentati?

«Sì, direi che il problema si sta sempre più ampliando».

Quindi con la crisi voi ci guadagnate?

«Vi stupisco: è esattamente l’opposto. E’ vero che ci sono sempre più persone che non pagano, ma è anche vero che la performance di recupero si fa sempre più difficile. Abbiamo il doppio delle pratiche (quindi costi raddoppiati) ma recuperiamo la metà».

Insomma, anche davanti alla vostra azione la gente non salda il debito. Perché?

«Semplicemente perché non può».

In che senso?

«E’ luogo comune credere che chi compra qualcosa e non paga è un furfante o un furbetto. A volte è vero. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, invece, non paga perché non può più farlo. Ha perso il lavoro. Si è separato e deve versare l’assegno di mantenimento. La ditta ha ridotto le ore di lavoro e così via...».

Voi come vi approcciate?

«Intanto sfatiamo i luoghi comuni o quello che si vede in tv. Noi facciamo quasi tutto il nostro lavoro per telefono o su internet. Quindi proponiamo piani credibili di rientro adattandoli alle nuove disponibilità dei debitori».

Si tratta di un complesso lavoro di indagine?

«Sì, attraverso canali tecnologici. E’ evidente che rintracciare gli stranieri è più complesso che trovare un italiano».

E se non riuscite a recuperare niente?

«Facciamo una relazione e chiudiamo la pratica».

E la questione finisce in tribunale?

«A volte, ma sempre meno. Anche perché i tempi sono lunghi e i costi altissimi».

E allora come si chiude il cerchio?

«Generalmente le finanziarie decidono di vendere, a prezzi molto bassi, i propri crediti ad alcune società ad hoc di investimento straniere».

Da anni lei svolge questo lavoro: ha un consiglio per le famiglie?

«Di non fare mai il passo più lungo della gamba. Fate sempre bene i conti altrimenti i guai sono certi e inevitabili».