Istigazione alla jihad, Jalal parla 4 ore davanti alla corte: "Io sono contro l'Isis"

L'uomo sostine che le sue frasi sono state fraintese. Udienza aggiornata al 13 maggio con i post prodotti dalla difesa in cui il marocchino scrive messaggi di pace

I legali

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Ponsacco, 15 aprile 2016 - "Non ho mai inneggiato al Califfato di cui si parla tanto, ma a quello vero, quello che dovrà venire e che sarà il messia che unità l'Islam, io sono contro l'Isis e contro il terrorismo". E poi ancora: "Le frasi che ho scritto su Facebook e che ora vengono usate per accusarmi sono state fraintese. Quei post sono stati decontestualizzati». Così Jalal El Hanaoui, il marocchino di 26 anni, imputato di istigazione alla jihad attraverso i suoi profili Facebook, si è difeso stamani nell’udienza al processo in corte d’assise. Il pm, Angela Pietroiusti, gli ha chiesto conto anche del viaggio in Turchia, in occasione del Capodanno 2015, che secondo gli inquirenti era propedeutico a una sua partenza per la Siria, ma lo straniero, che da oltre 17 anni vive a Ponsacco insieme alla famiglia, ha risposto che "era un semplice viaggio di piacere: inizialmente organizzato da mio fratello".

"Avremmo dovuto andarci - ha raccontato - io, lui e altre due ragazze: ma due settimane prima di partire lui litigò con una delle ragazze e decise di non partire, così come le altre due ragazze. Io volli andare lo stesso, perché ero entusiasta di visitare Istanbul". "Che cosa ci è andato a fare?", lo ha incalzato Pietroiusti: "Ho visitato la città vecchia, i suoi musei, i luoghi storici". Durante il contro esame uno dei suoi difensori, l’avvocato Marco Meoli, ha presentato alcuni post pubblicati dal giovane e non inseriti nel fascicolo dibattimentale: "Screenshot che mi sono stati inviati da una giovane di origini marocchine residente in provincia di Verbania solo nei mesi scorsi - ha precisato il legale - perché i profili Fb dell’imputato sono bloccati e dunque inutilizzabili. Emerge una persona diversa da quella descritta dalle accuse".

Il pm si è opposto, ma il giudice li ha ammessi programmando il proseguimento dell’esame dell’imputato nella prossima udienza del 13 maggio. In quella data la ragazza sarà chiamata sul banco dei testimoni, inisieme a fratello di Jalal e quel giovane italiano che vive a Londra con cui il marocchino ebbe contatti telefonici proprio durante il viaggio in Turchia.