"Jalal rischia di restare in carcere fino alla sentenza"

Il grido dei legali del marocchino che non riesce a raggiungere i domiciliari perchè non si trova il braccialetto elettronico

Gli avvocati Meoli e Mannocci

Gli avvocati Meoli e Mannocci

Ponsacco, 19 luglio 2016 - Nella giornata di mercoledì 20 luglio gli avvocati Tiziana Mannocci e Marco Meoli vedranno in carcere a Prato Jalal El Hanaoui, il marocchino di 26 anni di Ponsacco detenuto in una struttura di alta sorveglianza ormai da un anno con l'accusa di istigazione al terrorismo tramite Facebook. Con il giovane i legali decideranno cosa fare e quali strade intraprendere perchè possa lasciare la cella come ha deciso il tribunale di Pisa. Unico freno: il braccialetto elettronico, disposto dalla Corte d'Assise, che non si trova. Questioni di penuria. "Tra le varie ipotesi da valutare c'è anche quello di fare istanza affinchè venga tolta la prescrizione del braccialetto - spiega l'avvocato Mannocci - Ma è una strada che comunque presenta alcune problematiche. Resta tuttavia il fatto che  dopo oltre un mese Jalal non riesce a rientrare nella casa di famiglia in attesa della sentenza" "Un ritardo inconcepibile e ingiustificabile - secondo i legali - il bradipo statuale non è ancora riuscito ad attuare una sua decisione. Vorremmo proprio sapere perché le decisioni giurisdizionali, una volta assunte, siano destinate a restare lettera morta a tempo indefinito e i motivi per i quali gli strumenti elettronici di controllo non siano reperibili immediatamente come civiltà imporrebbe". L'impasse, sottolineano i legali, "non riguarda solo Jalal ma una nutrita schiera di presunti innocenti in attesa di processo o con processo in corso, costretti a una forzata permanenza in carcere". Jalal rischia di essere ancora detenuto - visto che si sta avvicinando a grandi passi il mese di agosto e nel Bel Paese tutto si ferma - per l'udienza del 23 settembre quando saranno sentiti i periti e, probabilmente, si procederà alla discussione. Il pm della Dda Angela Peitroiusti si era opposta con vigore alla concessione di una misura cautelare meno afflittiva, ritenendo idone il rigore carcerario in cosniderazione del reato contestato e dei gravi indizi di colpevolezza.