Il filo rosso del colle ferito a sei mesi dal crollo delle Mura. Le persone diventano opera d'arte / FOTO

Serata suggestiva con tante lanterne liberate nel cielo. Oggi il gran finale: la maratona etica e il Santo Genet / LE FOTO

Il lancio delle lanterne nel cielo di Volterra (Germogli)

Il lancio delle lanterne nel cielo di Volterra (Germogli)

Volterra, 26 luglio 2014 - Riannodare quel filo che lega. E collega. I rapsodi del deus ex machina Armando Punzo, orchestrati da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti di Archivio Zeta, portano in scena la città Ferita. Nella Volterra arroccata, annientata dal crollo delle mura, oltre venti chilometri di stoffa rossa hanno attraversato il suo ventre, composto una sinfonia di corpi legati tra loro, uniti ai palazzi marchiati dalla storia ed a quei luoghi dove mesi fa le secolari mura hanno subìto l’oltraggio più grande. Il rosso del nastro è lo strumento che si trasforma in lungo cordone ombelicale che annoda i legami fra luoghi e persone, che guida ed unisce, che compone una geometria armoniosa dove gli attori, come in un coro greco, recitano e cantano. I suoni delle voci si mescolano alle risonanze dei vicoli e dei palazzi. E’ la potenza eterna dell’arte, veicolo universale, moto continuo che sprigiona emozioni, valore che converte la ferita in bellezza, che traccia il solco più naturale per sublimare ogni dolore.

IL RITO catartico è scoccato ieri sera all’ora del tramonto: il recital en plein air, che ha visto scendere fra le piazze associazioni, artisti e persone comuni di ogni età, rappresenta indubbiamente l’evento clou di VolterraTeatro, festival dalle 28 primavere, manifestazione ancora capace di stravolgere ogni regola e di muoversi in modo libero ed anticonvenzionale. Dalla suggestiva quinta di piazza dei Priori, la fiumana legata dal lungo nastro rosso – circa un migliaio le persone che si sono riversate nelle piazze, rispondendo alla nuova chiamata alle arti del regista Armando Punzo – ha attraversato l’intero cuore cittadino, raggiungendo piazzetta dei Fornelli, luogo-simbolo di una Volterra colpita al cuore, fino ad arrivare all’ultimo atto, nel teatro romano. Azioni singole e grandi momenti di recitazione collettiva – fra i testi scelti spuntano Giordano Bruno, Leonardo da Vinci e Vincenzo Consolo – per un’opera d’arte che, dopo il dramma delle mura sbriciolate a terra, ha ricucito la Ferita. Il festival diretto da Punzo si avvia verso la conclusione: oggi andrà in scena una grande maratona poetica per la città, da un’idea di Alessandro Agostinelli e Roberto Veracini, con poeti, scrittori, letterati che stringeranno una cordata di corpi e parole intorno ai luoghi devastati dalle frane. E stasera, al Persio Flacco, su il sipario su Santo Genet, l’ultimo spettacolo della Compagnia della Fortezza.