Tracciabilità fiscale per il tartufo, cercatori "spaventati" dalle tasse

Summit in Comune a San Miniato: trema la filiera della commercializzazione

Un tartufaio a San Miniato

Un tartufaio a San Miniato

San Miniato, 15 gennaio 2017 - Si rischia la paralisi della commercializzazione del tartufo delle colline. Ma cosa succede? Il fisco spaventa i tartufai. L’oro dei boschi è entrato nel 2017 con nuove disposizione di legge che impongono la piena tranciabilità fiscale della sua vita: dal raccoglitore al consumatore, passando per il commerciante. Il tutto più Iva, anche se ridotta al 10%. In poche parole è chiarezza piena fatta di documenti contabili regola quello che chiedono le nuove norme che impongono l’obbligo della «ritenuta a titolo d’imposta per i raccoglitori di tartufi». 

Un regine che sta agitando i commercianti che non riescono a capire – per ora – come prendere in carico la merce da un piccolo esercito di cercatori fatto di hobbisti dai quali, fino a tutto il 2016, prendevano in carico i tuberi auto fatturandosi. E che sta agitando anche i trifolai, poco inclini a mettersi nelle scartoffie burocratiche per la pratica della raccolta occasionale, per passione o per passatempo. Nei giorni scorsi per discutere e confrontarsi su questo tema c’è stata una riunione in Comune a San Miniato dove il tartufo ha un peso rilevante nella vita economica e culturale del territorio: è il volano dell’enogastronomia, biglietto da visita per il turismo, una risorsa promossa a tutti i livelli. «Il rischio – dice un commerciante – è che la grande maggioranza del tartufai smetta di portarci merce per evitare tante implicazioni per poche migliaia di euro di raccolto annuo. Ma sono i cercatori della zona a portare nelle vetrine il tartufo di San Miniato». Come dire: quello commercializzabile senza problemi, con la piena tracciabilità fiscale in entrata ed in uscita, è altra cosa, altra roba e altra provenienza. «Il problema è serio», dice l’assessore al turismo Giacomo Gozzini che ha presieduto la riunione con 11 commercianti e una delegazione dell’associazione tartufai guidata da Renato Battini. 

«Il nuovo regime è entrato in vigore tradendo la promessa che era stata fatta di garantire una fascia di esenzione – aggiunge – per tutelare la vera forza del settore: gli hobbisti. Altro discorso vale per i tartufai di professione, che raccolgono per decine di migliaia di euro a stagione, ma che sono una parte minima. Ci siamo subito interessati, abbiamo preso contatti e Luca Sani, presidente della commissione agricoltura della Camera dei deputati, ha già proposto un emendamento. Ma ci vorrà tempo». Tutto accade mentre si è appena chiusa la raccolta del prelibato bianco e sta per entrare nel vivo il nero pregiato e soprattutto il marzolino. Stagione che si è aperta all’insegna della scarsità nei boschi, diventata ancora più acuta nei frigoriferi dei commercianti: i trifolai si fanno vedere col contagocce. Nella colline sanminaitesi operano 400 cercatori e il tartufo ha numeri importanti: 70 quintali l’anno tra bianco, nero e marzuolo. Un giro di milioni.