Saverio Bargagna
Cronaca

Dal Vescovo allo Yen. Piazza della Repubblica cambia

L'ex bar Ferretti ai cinesi, Simonelli: «Non importa la nazionalità, basta sia tutto in regola»

L'esterno del parrucchiere cinese

L'esterno del parrucchiere cinese

Ponsacco, 10 giugno 2015 - «Andiamo dal Vescovo». E non si trattava di un pellegrinaggio religioso quanto, piuttosto, di un giro al bar in centro dove gustarsi – magari – anche qualcosa di forte. L’ex bar Ferretti in piazza della Repubblica per quasi mezzo secolo è stato punto di ritrovo per il paese. Oggi ha riaperto sotto una nuova forma: parrucchiere gestito da cinesi. «Si chiamava dal Vescovo – racconta lo storico Benozzo Giannetti – e soprattutto nel dopoguerra si animava nel pomeriggio e in tarda serata. Era un ritrovo molto popolare. Dove si diceva di tutto e, talvolta, si alzava anche un po’ il gomito». Chiuso ormai da diverso tempo, gli imprenditori orientali lo hanno trasformato in un parrucchiere low-cost. E dopo la fontana divenuta aiuola, ecco che la geografia della piazza principale di Ponsacco cambia ulteriormente fisionomia. Di nazional-popolare c’è rimasto (solo) il prezzo. «E’ logico che come associazione di categoria – spiega Alessandro Simonelli, presidente di Confcommercio Valdera – prediligiamo il Made in Italy. Ma in questo momento storico ben venga qualsiasi attività. Siamo estremamente aperti al multietnico». L’importante, spiega Simonelli, è che siano rispettate le regole. «Noi siamo felici per qualsiasi nuova attività che si affacci sul panorama locale – continua Simonelli – basta che sia in regola con i permessi, che paghi le tasse e che utilizzi prodotto di qualità. Il problema non è chi apre i negozi ma chi viola le regole». 

I tempi cambiano e Ponsacco necessariamente con essi. «E’ vero – ammette Simonelli – ma le attività gestite da cinesi a Ponsacco non sono in aumento. Oltre al bar Pandolfini in centro c’è soltanto questo nuovo parrucchiere». Curioso come il fondo fosse stato inserito all’interno del progetto ‘Città del Gusto’ per ospitare nuove start-up. «Nessun problema – chiosa il presidente di Confcommercio –. Semplicemente chi apre al di fuori di questo progetto non godrà dei fondi regionali. Anzi, ho parlato personalmente con il proprietario e lui era molto contento. Oltre a non dover più sostenere alcune spese, gli imprenditori cinesi hanno sistemato il locale a loro spese». Ma dal Vescovo allo Yen il passo (forse) non è poi così breve.