CARLO BARONI
Cronaca

Istigazione alla jihad, per il 26enne processo d'appello nel 2018

Ponsacco, slitta di quattro mesi il processo di secondo grado di Jalal El Hanaoui che è stato assolto in primo grado

Jalal con il padre ed i suoi avvocati

Jalal con il padre ed i suoi avvocati

Ponsacco, 19 luglio 2017 - Si va al 2018 per il processo d’appello per Jalal El Hanaoui, il marocchino di 26 anni residente a Ponsacco, assolto in primo grado dalla corte d’assise di Pisa dall’accusa di istigazione alla jihad attraverso Facebook. Inizialmente fissato per settembre, il passaggio in secondo grado – la Procura ha impugnato la sentenza – va all’anno nuovo. Il marocchino, intanto, è tornato alla vita normale e sta lavorando. «E’ finito un incubo perché se mi avessero condannato per una cosa che non ho mai fatto sarei impazzito», disse poco dopo essere stato assolto. Invece, secondo il pm della Dda fiorentina Angela Pietroiusti, che ha sostenuto con vigore l’accusa e che ha impugnato la sentenza, l’assoluzione è frutto di «valutazione frettolosa, parziale e distorta delle risultanze istruttorie». Le quali, secondo la Procura distrettuale antimafia, confermavano «il gravissimo quadro indiziario già valutato come tale dal Gip del tribunale di Firenze che ha applicato la custodia cautelare in carcere, dal tribunale di Firenze e dalla Suprema corte di Cassazione».

Il 26enne, fu arrestato nel luglio del 2015 dopo che il suo nome e la sua attività su Facebook erano balzate agli occhi dell’antiterrorismo durante il monitoraggio dei potenziali pericolosi, incluse le attività di propaganda degli estremismi. El Hanaoui – difeso dagli avvocati Tiziana Mannocci e Marco Meoli – gestiva come amministratore – al momento dell’arresto – tre profili Facebook con tre nomi diversi, navigava con Tor, e accanto a discussioni su temi religiosi islamici, secondo l’accusa, invitava gli «amici» a posizioni oltranziste ed estremiste, evidenziando una chiara condotta per proselitismo a favore della partecipazione alla jihad.