Evade col braccialetto elettronico, "per pregare sulla tomba del babbo"

Poi il 28enne si consegna spontaneamente ai carabinieri

I carabinieri si sono preoccupati quando è scattato l’allarme per evasione. Il 26enne si è comunque preso una denuncia

I carabinieri si sono preoccupati quando è scattato l’allarme per evasione. Il 26enne si è comunque preso una denuncia

Pontedera (Pisa), 22 ottobre 2017 - Voleva pregare sulla tomba del padre. Anche a costo di andare incontro a un arresto sicuro per evasione – com’è successo – con il conseguente processo che potrebbe presentare un conto salato da pagare alla giustizia (la sentenza è prevista a giugno). Ma a volte al cuore non si comanda per davvero e la storia di A.Z., 28 anni, residente in Valdera ne è una prova: aveva fatto in tempo a partecipare al funerale perché poi, per altre pendenze, fu arrestato senza poter più raggiungere lecitamente il luogo dove il congiunto è sepolto.

Ma un giorno mentre si trovava ai domiciliari con il braccialetto elettronico, forse in un momento di crollo psicologico, decide che, in barba a controlli e carabinieri, deve fare quello quello che gli dice il cuore: e il cuore gli dice di andare da quel padre che è stato un vero capofamiglia dalla personalità forte e carismatica. Una decisione d’impeto, di rabbia e senza pensare troppo - come poi si è giustificato, prima con il suo legale e successivamente con i carabinieri -: con il braccialetto alla caviglia, l’allora ventiseienne (i fatti sono del 2015) esce di casa, salta su un’auto e a tutta velocità corre da Pontedera a Pisa, in via Pietrasantina, dove c’è il cimitero in cui è sepolto il genitore.

Il tragitto, confessato dal detenuto, ha trovato piena corrispondenza negli accertamenti: il gps del braccialetto ha mostrato esatto il percorso da casa al cimitero. Ma in quella manciata di minuti di assenza del giovane dall’appartamento dov’era detenuto si è scatenato il finimondo perché, uscito dal perimetro di controllo, è scattato l’allarme alla centrale dei carabinieri che ha convogliato uomini e mezzi per cercare l’evaso.

Ma è il 28enne a fare spontaneamente rientro a casa e, consapevole di essere evaso, si è consegnato da solo ai carabinieri: «volevo stare un po’ con babbo, pregare sulla sua tomba, non volevo fare altro. Mi dispiace ma ne avevo bisogno». Il cuore e la legge spesso (e con ragione), però, viaggiano su strade molto lontane: quella fuga è diventata un processo con rito abbreviato davanti il giudice pisano Anna Fabbricatore. Il processo è condizionato alla testimonianza di un militare che intervenne quel giorno e le cui dichiarazioni - almeno secondo quanto sostiene la difesa - sono importanti per provare almeno una circostanza che potrebbe aiutare una diminuente della pena. A Dio piacendo.