Lo scandalo al Cnr, quel concorso vinto con la laurea falsa: gli esclusi vogliono chiedere i danni

Voragine nei bilanci: si era temuto per gli stipendi di febbraio / SENZA L'ASSENSO DELL'EX CUSTODE NESSUN PROGETTO / "VORAGINE NEL SISTEMA DEI CONTROLLI" / "IO, DA BIDELLO A VERTICE DEL CNR" / L'EX RESPONSABILE DELL'UFFICIO ENTRATE E CONTRATTI E' IL PERSONAGGIO CHIAVE DELL'INCHIESTA / LA PROCURA INDAGA PER TRUFFA

San Cataldo, area della Ricerca del CNR

San Cataldo, area della Ricerca del CNR

Pisa, 25 febbraio 2015 - NON SONO passati ancora tre anni da quel novembre 2012, quando furono approvate le graduatorie del concorso vinto da Marco Borbotti, indagato nell’ambito del buco milionario all’istituto di Fisiologia clinica del Cnr. Un concorso che prevedeva una selezione per titoli, uno scritto e un orale. E per il quale, ricordano alcuni partecipanti, era arrivato anche un ricercatore da Londra. Un percorso, dunque, non facile per i candidati, iniziato nell’auditorium del Cnr, tanti erano gli aspiranti al posto di «responsabile ufficio progetti» dell’Ifc. E che si è concluso con una graduatoria che ha visto al primo posto, appunto, Borbotti, che per avere accesso a quella selezione - come da lui stesso ammesso - aveva autocertificato una laurea, mai ottenuta. Motivo per cui è stato licenziato.

PASSA il tempo, il buco in bilancio cresce, quindi nel consiglio di fine dicembre, scoppia il caso, sollevato dal neodirettore Giorgio Iervasi che si è insospettito da subito. Gli esclusi, con tanto di laurea vera, in alcuni casi specializzazione e in molti pubblicazioni di settore, si sentono deufradati. Così alcuni stanno pensando di rivolgersi a sindacati, avvocati e associazioni dei consumatori per valutare il da farsi. Difficile poter «impugnare la procedura concorsuale – spiega il responsabile legale Adiconsum, Giacomo Orsucci – E’ possibile invece, costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento penale al termine del quale potrebbero valutare di chiedere i danni». Un iter molto lungo, visto che per spulciare i conti correnti, analizzare i verbali e ricostruire nel dettaglio dove siano finiti i soldi che mancano all’appello servirà almeno un anno. Sono le Fiamme Gialle a indagare. Guardia di finanza che dovrà verificare responsabilità non solo dirette, ma anche di chi doveva controllare e non lo ha fatto. Un’indagine complessa, avviata dalla Procura sulla base della segnalazione e delle carte fornire dal neo-direttore Iervasi.

CI SONO poi problemi contingenti, come anticipato nei giorni scorsi, che riguardano non solo le spese correnti, ma anche gli stipendi. «La prima azione come sindacato di cui ci siamo occupati – spiega Pasquale Cuomo della Funzione pubblica Cgil – è stata quella di garantire agli assegnisti-contrattisti lo stipendio di febbraio». «Da marzo, abbiamo poi avuto la rassicurazione – prosegue – che sarà l’ufficio centrale, a Roma, a far fronte alle questioni economiche». «Ora si fa attenzione a spendere anche un euro», si era sfogato un ricercatore all’inizio del ciclone.

DA SUBITO il mondo politico è intervenuto. Federico Gelli, deputato e responsabile nazionale sanità del Pd: «Presenterò subito un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – afferma – per capire come sia stata possibile una falla così enorme nel sistema di sicurezza». E l’ex ministro ed ex rettore della Scuola superiore Sant’Anna, Maria Chiara Carrozza, si è detta «allibita dalle notizie sul buco milionario all’Ifc Cnr di Pisa e dispiaciuta che l’onorabilità e la professionalità dei ricercatori venga accostata a tutto questo. Se la truffa venisse confermata allora significa che la struttura organizzativa della amministrazione ha mancato nei più elementari e semplici controlli e va profondamente rivista e adeguata. Bisogna affrontare il tema nel quadro di una profonda riorganizzazione della ricerca, esigendo la massima trasparenza sull’utilizzo dei fondi di ricerca soprattutto in un momento di evidente ristrettezza dei finanziamenti disponibili. Sono sicura della qualità e onestà dei tanti ricercatori del Cnr che meritano una migliore amministrazione».

antonia casini