Giuseppe Meucci
Pisa

"Amici miei", ritratto di Toscana

Il commento

Giuseppe Meucci

Giuseppe Meucci

Pisa, 11 agosto 2016 - HA SEGNATO un’epoca. E ha reso un omaggio che dura nel tempo a «questa nostra antica, meravigliosa, sboccata libertà», come diceva Malaparte parlando del modo di essere dei toscani dei quali conosceva bene pregi e difetti (pochi). E sboccato e insolente il film «Amici miei», perché è di ciò che stiamo parlando, lo è davvero. Ieri come oggi. Sono giusto 46 anni che Mario Monicelli mandò sugli schermi le avventure del conte Mascetti e dei suoi amici. Un’antologia di personaggi sfrontati e burloni, copia conforme di centinaia di altri che popolano le città, le spiagge, i bar dei paesi, i circoli.

Riassumendoli nel conte decaduto che si è allegramente lasciato alle spalle capitali e titoli nobiliari, nel medico illustre, nel giornalista serio e impegnato ma fino a una cert’ora, nell’architetto assatanato sempre in cerca di donne e in una miriade di toscani di contorno, Monicelli ha costruito un ideale catasto per illustrare l’anima di una terra che non ha eguali. Un film che Rai o Sky farebbero bene a riproporre proprio in questi giorni in cui se ne celebra l’anniversario. Forti del principio che qualunque cosa accada la vita è bene prenderla sul serio ma non troppo, gli amici di Monicelli vivono una giornata qualunque, ricca di avventure e di scherzi che si snoda a Firenze e in certi suoi luoghi ben noti. Non senza un finale amaro e malinconico, quando al giornalista Perozzi viene un infarto che non gli lascia speranze. E qui arriva il colpo di genio della narrazione.

E’ quando, nel momento del trapasso, il Perozzi fa entrare il prete e si confessa mandando in scena l’ultima «supercazzola», come era accaduto poche ore prima col vigile urbano, costretto suo malgrado a «far la parte del bischero». Già, la supercazzola: è questa la vera chiave di lettura del film. Un termine che ha trovato posto nei dizionari della Crusca e nello Zingarelli dove è definito «parola o frase senza senso pronunciata con serietà per sbalordire e confondere l’interlocutore». Grande Monicelli. Aveva capito tante cose in anticipo. Oggi di supercazzole ne siamo sommersi. Anche grazie alla politica che ne fa un uso smodato.