Adozioni all'estero, coppie truffate. Scatta l'indagine per i vertici dell' 'Airone'

"Ci costituiremo parte civile per avere un giusto risarcimento dei danni". Nel mirino degli investigatori una Onlus

Tiziana e Alessio

Tiziana e Alessio

Pisa, 8 ottobre 2015 - Anni in attesa che il telefono squillasse, che una voce dicesse loro che stavano diventando genitori. Ma quando la telefonata è arrivata, per Alessia Raglianti e Tiziano Bernardini è cominciato l’incubo. E’ stata la coppia pisana a dare il via all’inchiesta sulle adozioni internazionali in Kirghizistan che ha portato adesso la procura di Savona a formulare l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe contro cinque persone dell’ente Airone Onlus (l’allora presidente Silvia La Scala, la vicepresidente Orietta Maini, una collaboratrice, Inna Troukhan, e due referenti esteri, entrambi di nazionalità kirghisa, Alexander Angelidi e Venera Zakirova). Ventuno sono le coppie sparse in tutta Italia che sono state illuse dopo aver dovuto sborsare diverse migliaia di euro, fino a 20mila. Alessia e Tiziano sono tra loro, i primi a denunciare che qualcosa non andava, subito dopo l’incontro con il ‘loro’ bambino. 

Prima di partire l’ente fa vedere loro una vecchia foto, si vede solo il volto, Batik ora dovrebbe avere 5 anni. La realtà è uno choc: Batik ha il corpo di un bambino piccolissimo, non può muoversi, ha una grave malformazione cardiaca mai curata. Quel che è peggio, le autorità kirghise non lo hanno mai dichiarato adottabile, forse non è neanche orfano. I referenti prima provano a rassicurare la coppia, poi propongono una via illegale, la fuga attraverso il Kazakistan. Le indagini preliminari della procura di Savona confermano il sistema: i bambini abbinati alle coppie italiane in alcuni casi erano già stati ‘associati’ a coppie statunitensi, i giudici del Paese straniero erano solo fantomatici, messe in scena per nascondere le problematiche nell’iter di adozione.

Quel bambino, Batik, la coppia pisana ha anche provato a salvarlo, a Massa c’era già un equipe medica pronta, ma lo scandalo che ha travolto le autorità del Kirghizistan ha reso impossibile rintracciarlo; la speranza è che possa emergere qualche indicazione dalle carte del processo, i due non lo hanno dimenticato, neanche ora che hanno trovato il loro lieto fine.  Martedì pomeriggio, un attimo prima di sapere della chiusura delle indagini, Alessia e Tiziano, sono diventati genitori di Mirko, un bambino ungherese di 3 anni, adottato grazie alla procedura di presa in carico dalla Cai, commissione del ministero e portata avanti da Aiau Onlus. Si dicono contenti e fiduciosi nell’operato della giustizia e del proprio legale, l’avvocato pisano Tiziana Mannocci. «Parteciperemo al processo fino in fondo – dicono, dall’Ungheria dove resteranno ancora per pochi giorni -, ci costituiremo parte civile per avere un giusto risarcimento dei danni economici e morali ma anche per dare voce a quei bambini, anche loro vittime di questa truffa».