Terme: piccoli albergatori preoccupati per il possibile arrivo dei fondi di investimento

Gli imprenditori temono una scarsa attenzione verso l'indotto da parte di questi soggetti

Un turista al Tettuccio

Un turista al Tettuccio

Montecatini, 11 agosto 2016 - «Chiuderemo le aziende partecipate dagli enti pubblici che hanno meno dipendenti che membri del consiglio di amministrazione, quelle con il fatturato sotto il milione di euro, quelle inattive, che duplicano funzioni, malgestite (con quattro bilanci in rosso su cinque) o si occupano di oggetti chiaramente fuori dall’interesse pubblico». Marianna Madia, ministro della funzione pubblica, ha parlato così in una recente intervista rilasciata al quotidiano torinese La Stampa, in merito ai prossimi obiettivi del governo. «Ci saranno sei mesi di tempo per la ricognizione – ha sottolineato - e sei per la chiusura». Le Terme di Montecatini, di proprietà della Regione, con il 67% delle azioni, e del Comune, con il 33%, sono già destinate da tempo a una nuova privatizzazione. L’annuncio del ministro Madia, anche se l’azienda non rientrerebbe nei casi enunciati, rafforza l’idea che l’attuale assetto non durerà a lungo.    Del resto, nell’ultimo anno e mezzo, il presidente della Regione Enrico Rossi ha fatto capire con sufficiente chiarezza che la sua amministrazione non ha più voglia di occuparsi dell’azienda, fonte di costi elevati per diversi anni. In queste ore, però, tra diversi titolari degli alberghi di media fascia si sta diffondendo una certa preoccupazione sul possibile passaggio anche della proprietà degli immobili termali, oltre che della gestione. Tra i potenziali acquirenti della società, infatti, ci sarebbero anche fondi di investimento esteri interessati proprio alla titolarità di questi beni per valorizzarli e trarne utili. Bisogna risalire al secondo mandato dell’ex sindaco Ettore Severi per trovare contatti con soggetti di questo genere.

 

Oltre dieci anni fa, un fondo di investimento contattò il Comune e la Regione per il possibile acquisto delle Terme. L’allora governatore Claudio Martini, però, disse no a questa ipotesi e non se ne fece di nulla. Oggi i tempi sono decisamente cambiati e appare difficile che Rossi possa rispondere nello stesso modo. Gli albergatori di fascia media sono preoccupati dal fatto che un possibile passaggio di proprietà delle Terme a un’azionista di maggioranza, il Comune potrebbe rimanere con una piccola quota, possa colpire l’indotto. L’azienda, infatti, potrebbe seguire politiche diverse rispetto a quelle auspicate da questa tipologia di imprese locali, senza sentirsi legata in alcun modo ai loro bisogni. Una questione che Comune e Regione dovranno senza dubbio affrontare nell’ottica del nuovo processo di privatizzazione delle Terme.